A volte, tante volte, le dinamiche del music-businness risultano ai più incomprensibili, frutto di variabili difficili da inquadrare anche per gli esperti del settore. Ma, ampliando il discorso a livelli universali, sarebbe forse il caso di parlare di “fato”, di “circostanze favorevoli” o di mera e semplice “sfortuna”. Non si spiegherebbe altrimenti, infatti, la parabola artistica dei The Vaselines, duo scozzese che nella seconda metà degli anni ’80 ha vissuto la frustrante esperienza di arrivare ad un passo dall’ottenere un meritato successo, salvo non riuscire mai a raggiungere lo scopo. E si badi bene che per successo non intendiamo affatto le vendite o le apparizioni tv, ma quantomeno un responso positivo da parte della critica. Così, dopo due ep (“Son Of A Gun” dell’87 e “Dying For It” dell’88) ed un album (“Dum-Dum” del 1990), l’esperienza di Eugene Kelly e Frances McKee si concluse con poco clamore così com’era iniziata. Kurt Cobain prima – coverizzandoli a più riprese dal vivo e su cd – ed un paio di raccolte dopo, hanno provato a rilanciarne la produzione, ancora una volta con scarsi risultati. Cosa aspettarsi, dunque, da questo Enter The Vaselines se non l’ennesimo tentativo di porre attenzione su quella manciata di brani che tanto aveva stregato Cobain? I pezzi della band ci sono praticamente tutti, dalle più note Son Of A Gun, Molly’s Lips e Jesus Wants Me For A Sunbeam (per l’appunto i pezzi ripresi dai Nirvana) alle meno note ma altrettanto meritevoli Teenage Superstars, Bitch, No Hope e Dum-Dum, perfetto manifesto di ciò che erano gli scozzesi: indole punk messa in musica con arrangiamenti indie-pop. Le voci di Kelly e della McKee che si rincorrono in ogni pezzo, l’una a graffiare e l’altra ad ammorbidire, le chitarre grezze a scandire il tutto, qualche effettuccio rumoristico a dare una parvenza di “ricercatezza”. Solo una parvenza, però, perchè in realtà la musica dei The Vaselines è immediata, sporca, genuina. A conferma di ciò, il secondo cd dell’album, che raccoglie demo e versioni live (a Bristol ed a Londra), dando solo un assaggio di ciò che poteva essere e che non è stato. Ed allora che pretese ha questa recensione? I brani chi doveva conoscerli li conosce già, è vero, e probabilmente è ormai tardi per provare a dare popolarità ad una formazione che avrebbe meritato miglior fortuna. La si consideri dunque un omaggio ad una band che ha dato certamente più di quanto ha ricevuto.
(2009, Sub Pop)
– CD 1 –
01 Son of a Gun
02 Rory Rides Me Raw
03 You Think You’re a Man
04 Dying for It
05 Molly’s Lips
06 Teenage Superstars
07 Jesus Wants Me for a Sunbeam
08 Sex Sux (Amen)
09 Slushy
10 Monsterpussy
11 Bitch
12 No Hope
13 Oliver Twisted
14 The Day I Was a Horse
15 Dum-Dum
16 Hairy
17 Lovecraft
18 Dying for It (The Blues)
19 Let’s Get Ugly
– CD 2 –
01 Son of a Gun (demo)
02 Rosary Job (demo)
03 Red Poppy (demo)
04 Son of a Gun (live in Bristol)
05 Rosary Job (live in Bristol)
06 Red Poppy (live in Bristol)
07 Rory Rides Me Raw (live in Bristol)
08 You Think You’re a Man (live in Bristol)
09 Dying for It (live in London)
10 Monsterpussy (live in London)
11 Let’s Get Ugly (live in London)
12 Molly’s Lips (live in London)
13 The Day I Was a Horse (live in London)
14 The Day I Was a Horse (Again) (live in London)
15 Sex Sux (Amen) (live in London)
16 I Didn’t Know I Loved You (‘Til I Saw You Rock ‘n’ Roll) (live in London)
17 Teenage Superstars (live in London)
A cura di Emanuele Brunetto