C’eravate cascati, vero? Quel singolo gettato lì come il primo rockettino che passa, veloce veloce, semplice semplice, quasi da esordio adolescenziale, vi aveva dato l’impressione che i Verdena potessero per questo loro sesto lavoro in studio farsi un po’ più leggeri, vero? Invece no, Un po’ esageri era solo il furbo e intelligente lancio dell’ennesima prova allucinata del trio bergamasco.
Endkadenz è innanzitutto un Vol. 1, nel senso che Alberto, Luca e Roberta negli ultimi quattro anni hanno scritto una quantità tale di brani da aver sentito nuovamente la necessità di sdoppiare il lavoro. Al contrario del precedente “Wow”, però, stavolta il disco vedrà la luce in due momenti separati (e c’è da scommetterci che la Universal abbia avuto al riguardo più che voce in capitolo): il primo adesso, il secondo con ogni probabilità prima dell’estate. Prendiamolo un po’ come un “venire incontro” dei Verdena nei confronti del loro pubblico, perché diluire la somministrazione dei pezzi aiuterà sicuramente l’assorbimento degli stessi.
Cerchiamo di andare con ordine, dato che il rischio di perdersi è elevatissimo quando si tratta di riportare a parole ciò che i Verdena ficcano in un album. Per loro non esiste una formula precisa, è un’alchimia non scritta che di volta in volta genera qualcosa d’irripetibile e anche qui la parola d’ordine è free, nel senso più letterale e artistico possibile. Ci sono legami con gli esordi nell’iniziale Ho una fissa e nel già citato singolo, c’è un continuum con “Wow” nell’utilizzo del pianoforte – ma in veste più classica – nella stupenda psichedelia di Puzzle (tra i brani più convincenti dell’album), in Diluvio o in Vivere di conseguenza, ci sono bordate di synth in Sci desertico, Derek e nella conclusiva Funeralus e ci sono chitarre davvero heavy in Rilievo, Alieni fra di noi e Inno del perdersi. Sorprendentemente, ci sono anche un paio di spiazzanti puntate che oseremmo definire cantautorali: ad esempio Nevischio, col suo arpeggio folkeggiante, ma soprattutto Contro la ragione, una canzone che per la prima volta nell’intera produzione a nome Verdena tradisce la provenienza geografica dei tre, ben più del costante utilizzo della lingua italiana.
Il tutto non risulta mai dicasi mai banale, dalle strutture alle melodie passando per lo stesso ordine dei brani nella tracklist, un continuo saliscendi che evidenzia ancor più la visceralità sonora e le dissonanze dell’album. E a proposito di visceralità, le lyrics di Alberto non smettono per un attimo di pagare pegno al nonsense, ormai vero e proprio marchio di fabbrica della casa, acuendo il senso di straniamento e la mancanza d’aria che attraversa l’album. Pochi, pochissimi gli sprazzi di luce in questa disarmante malinconia.
Prodotto dallo stesso Alberto Ferrari, “Endkadenz Vol. 1” traccia – pur nella sua stordente ecletticità – un profilo chiarissimo, quello di una band che sembra non guardare in faccia a nessuno, dedita alla costruzione dei propri brani con un approccio scevro da sovrastrutture mentali e riflessioni commerciali. A questo punto diventa complicatissimo immaginare cosa potrà essere il “Vol. 2”, se uno scontato lato B o un’imprevedibile e ulteriore svolta verso nuovi territori.
(2015, Universal)
01 Ho una fissa
02 Puzzle
03 Un po’ esageri
04 Sci desertico
05 Nevischio
06 Rilievo
07 Diluvio
08 Derek
09 Vivere di conseguenza
10 Alieni fra di noi
11 Contro la ragione
12 Inno del perdersi
13 Funeralus
IN BREVE: 3,5/5