Ragioniamo sul concetto a bocce ferme: un concept album sul recente esponenziale declino della società occidentale – fatta di complottismo, pistole, stragi nelle scuole, sfiducia nella scienza – creato da una band che porta il nome di un farmaco per farsi drizzare il cazzo, con un frontman che sembra una sorta di Iggy Pop del nuovo millennio; band che ha uno dei pezzi più famosi in “Sports”, nel quale il suddetto frontman, Sebastian Murphy per l’anagrafe, grida semplicemente nomi di sport, in sequenza, fino al ritornello, dov’è direttamente la parola “sport” a essere sputata nel microfono più volte.
Ecco, a pensarci così, con la superficialità del discorso da bar, sembra una bella idea del cazzo. Per carità, un attacco a terrapiattisti, antivaccinisti e quant’altro… è il cosiddetto “muro basso” dell’antico proverbio (“al muro basso ognuno ci si appoggia”). Ma tra la teoria e la pratica, tra le bocce ferme e quelle in movimento, c’è una grossa grassa differenza, che non sempre ha bilancio negativo per quest’ultime. In primo luogo perché il nome Viagra Boys potrà forse arrecare alla band problemi coi motori di ricerca e con i filtri spam, ma il suo feroce sarcasmo è il sintomo di un’intelligenza ben superiore alla media, che spesso si manifesta tramite un senso dell’umorismo tagliente e peculiare.
E, difatti, in Cave World il concept viene trattato con estrema sagacia, con un’elaborata similitudine con scimmie e trogloditi (che non è quella che vi aspettereste) che sembra rimandare a un concetto chiave espresso da un’altra band post punk di intelligenza largamente superiore, ovvero la de-evoluzione dei Devo. Secondariamente, ma solo nell’ordine di questa discussione, c’è il livello stellare al quale la band svedese ci sta pericolosamente abituando dal punto di vista musicale; se nel post punk, che oggi sembra a molti essere l’unico spiraglio di vita per il rock, ci sono diverse band straordinarie e un flusso di ottima musica che sembra da anni non perdere linfa vitale (andatevi a sentire gli album di Yard Act e soprattutto Fontaines D.C. usciti quest’anno), i Viagra Boys sembrano al contempo gli outsider e i leader, quelli contemporaneamente più avventurosi e più tradizionali, inauditamente feroci dal vivo e minuziosamente curati nella produzione.
Hanno poi la peculiarità, anch’essa carica di tensione contraddittoria, di suonare totalmente freschi e nuovi, ma di riuscire a scrivere in ogni album pezzi che sembrano già dei classici consolidati: Baby Criminal o Troglodyte, ad esempio, rock’n’roll che fa muovere il culo e che nel contempo tracciala sagoma del concept del mondo delle caverne al quale fa riferimento il titolo. Forse questa tensione vive in maniera perfettamente compiuta in Murphy, carismatico come ormai non si usa più, personaggio stravagante la cui apparenza fatta di tatuaggi e torso nudo farebbe iniziare una tirata a qualunque boomer sui “giovani d’oggi”, che spesso si autodenigra (qui, ad esempio, lo fa in Ain’t No Thief), ma che a sentirlo parlare è una persona di straordinaria umanità e gentilezza, oltre che dotata di un acume largamente sopra la media.
Ma l’acume è anche acume musicale, che bilancia chitarre, sassofono, dissonanze, elettronica, facendo poi della dinamica un elemento chiave nel bilanciamento dell’album, che trova due momenti che spezzano la furiosa tensione in Punk Rock Loser e Big Boy, egregia cazzata partorita in una nottata di bagordi e che vede Jason Williamson degli Sleaford Mods gradevolmente sproloquiare insieme a Murphy. Non perfetto come il precedente “Welfare Jazz” (2021), “Cave World” è non di meno un disco ottimo che conferma qualunque positiva previsione sulla band svedese.
(2022, YEAR0001)
01 Baby Criminal
02 Cave Hole
03 Troglodyte
04 Punk Rock Loser
05 Creepy Crawlers
06 The Cognitive Trade-Off Hypothesis
07 Globe Earth
08 Ain’t No Thief
09 Big Boy (feat. Jason Williamson)
10 ADD
11 Human Error
12 Return To Monke
IN BREVE: 4/5