1000 Days è il terzo disco in tredici mesi di suoni per i losangelini Wand, terzetto senza convenevoli e mezze parole, un allargato perimetro di vibrazioni lisergiche e sperimentazioni allucinate che in dodici tracce abbraccia fulminazioni freak, pop al patchouli e quell’avvenenza stordita che fa tanto anni Sessanta.
Elettricità , mantra cinetici, arie fumate e ballate da falò accesi sono la costante della tracklist, una robusta panacea per amanti di musiche sospese e rock svagatamente cool, corale e colorato. Anche beat a corollario del tutto, poi spiritelli qua e là di Ty Segall, Thee Oh Sees a saltellare giocondi come in un’arcadia modernizzata di Focault. In pochi giri di parole un disco che fa proseliti, riesce a circondarsi di ascolti multipli e fa viaggiare con la testa in quell’America capovolta, decappottata che fu.
Fuzz, echi, bonghi e chincaglierie varie sono distribuiti nei nitriti frenetici di Paintings Are Dead, nella tribalità urbana che rimbomba dentro Dovetail, vicino alle arie piriche di Sleepy Dog o nella vicinanza di un Alvin Lee schizzato che bussa in Little Dream. Se poi lo vorrete – e lo farete – andare avanti nell’ascolto munitevi di ali di scorta, non si sa mai.
(2015, Drag City)
01 Grave Robber
02 Broken Sun
03 Paintings Are Dead
04 Dungeon Dropper
05 Dovetail
06 1000 Days
07 Lower Order
08 Sleepy Dog
09 Stolen Footsteps
10 Passage Of The Dream
11 Little Dream
12 Morning Rainbow
IN BREVE: 4/5