Siamo nel pieno del nuovo trend, quell’art pop che è l’alternativa artistica all’immenso oceano di mondezza hipsterica che ci circonda. Sia chiaro, “trend” inteso in senso positivo, una nuova tendenza della canzone pop che sta producendo risultati interessanti, un regno in cui le donne sono sovrane incontrastate. Il regno di Chelsea Wolfe, Anna Calvi, Agnes Obel, Lykke Li, Feist, Fallulah, Julia Holter, tutte artiste che, in forme diverse, reinterpretano l’eredità del folk, del dream pop bjorkiano, della new wave, di PJ Harvey.
All’universo art pop – etichetta che la maggior parte del pubblico assocerà per anni all’ultimo lavoro di Lady Gaga – appartengono le Warpaint, quartetto losangelino tutto al femminile che si riaffaccia sulla scena a quattro anni dall’esordio “The Fool” con un nuovo disco omonimo.
Quel primo album conteneva buone intuizioni ma non sempre lo sviluppo sfociava in esiti intriganti e nella seconda parte la tracklist era una concatenazione di dispensabili riempitivi. Warpaint, invece, appare nell’immediato più a fuoco e maturo.
Una nota di merito va agli arrangiamenti, delicati eppure strutturati, gli strati non sono mai saturi e ogni strumento è ben installato nella geografia sonora di ogni canzone.
Love Is To Die è il singolo che anticipa l’intero album, un piccolo gioco d’azzardo per via di quello straniante cambio di tonalità del ritornello che ci mette qualche ascolto per farsi metabolizzare e apprezzare. Di più facile presa sono le derive radioheadiane (periodo “Hail To The Thief”) di Keep It Healthy, la cadenza alla TV On The Radio di Feeling Alright, l’affascinante chimera vocale di Hi che passeggia in un sottobosco trip hop, Teese col suo basso soul, Biggy col suo spigoloso riff portante di synth.
Poteva incidere di più l’electro-indie à la LCD Soundsystem di Disco//Very, poteva regalare qualche sussulto in più la placida atmosfera alla Pram di Go In, ma sono parti molli, non scarti. Nel finale “Warpaint” regala ancora le ombre psichedeliche di CC e il non troppo velato omaggio a Bjork di Drive.
Non ci si lasci scoraggiare dai tanti riferimenti fin qui menzionati, inevitabile che ogni brano richiami qualcos’altro. C’è però un’impronta ben precisa in ognuna delle dodici tracce di “Warpaint” che dà all’intero lavoro una tinta unica e un aspetto riconoscibile, nel bene e nel male. Mixato da Nigel Godrich, l’album è prodotto da Flood.
(2014, Rough Trade)
01 Intro
02 Keep It Healthy
03 Love Is To Die
04 Hi
05 Biggy
06 Teese
07 Disco//Very
08 Go In
09 Feeling Alright
10 CC
11 Drive
12 Son
IN BREVE: 3,5/5