Al netto degli anni di attività, del numero di pubblicazioni e della statura artistica, i Wire sono il gruppo che più ha onorato la propria carriera nella storia della cosiddetta musica punk, con annessi e connessi. Sempre ostili all’appiattimento, sempre lucidi e taglienti, sempre in corsa su traiettorie inesplorate. Sempre grandi, sempre sul pezzo.
Nocturnal Koreans, mini-album al di sotto della mezz’ora di durata, potrebbe e dovrebbe essere un acquisto obbligato per qualsiasi tredicenne alla ricerca di una band. Tanto per aver chiaro l’obiettivo sulla lunghissima distanza. Perché in quest’opera c’è qualcosa sia dei primi (vedi “154”) sia degli ultimi capolavori (vedi “Send”), qualcosa che striscia nella notte di una parete elettrica/elettronica ora spigolosa, ora fluida.
Ci si mette in marcia sulle asperità post punk della title track, col suo refrain-monito: “Do you think you are able / Of finding your way?”, per poi virare sulle sinuosità più pop di Internal Exile e definire immediatamente l’equilibrio dell’intero progetto. C’è un tempo per la rarefazione (Forward Position) e un tempo per fare del ritmo il protagonista assoluto (Numbered). C’è un tempo per un cantato morbido (Still) e un tempo per un assetto vocale da battaglia (Fishes Bones).
C’è tempo, tanto tempo in ventisei minuti. Il tempo che è andato avanti dal 1977, ma che sembra egualmente essersi fermato. Il tempo tiranno che farà fuori tutti indistintamente, ma che ha con la musica e le arti un orologio spietato. Il tempo che i Wire combattono con orgoglio e immutato spirito. Che ha già dato loro ragione, con una possente stretta di mano. Pensi di essere capace di trovare la tua strada?
(2016, Pink Flag)
01 Nocturnal Koreans
02 Internal Exile
03 Dead Weight
04 Forward Position
05 Numbered
06 Still
07 Pilgrim Trade
08 Fishes Bones
IN BREVE: 3,5/5