Guardarli in faccia, i Wire, e pensare che loro c’erano quando si decise di sopprimere il punk con un’iniezione letale. Dunque una storia di trent’anni fa, ma la storia del rock moderno. Perché tutto partì da quel ’79 e da quelle band che, allora, surfavano l’onda della new wave e poi del dark. Oggi quei rivoluzionari hanno passato i cinquant’anni ma i Wire, a differenza degli altri, hanno dato un calcio alle pantofole e alle foto in bianco e nero da mostrare ai nipoti. Dunque la stessa ispirazione demoniaca, le stesse tinte cupe, lo stesso frastuono di chitarre spellate e ritmica da paura hanno seguito i Wire fino ad oggi anche nei Duemila. “Send” del 2003, ad esempio, li mostrava in perfetto spolvero e anche Object 47, freschissimo di stampa, fa parlare di se con la stessa curiosità di un disco di una band novella. Vogliamo essere onesti però, in tutto e per tutto: questo del 2008 non può definirsi album epocale come altri. Sarà che fa specie sentire i Wire in accordi più luminosi e pop del solito (One of us), sarà che il cantato di Colin Newman è decisamente meno aspro di quello di capolavori come “154”. Sarà che manca l’apporto (decisivo) alle chitarre di Bruce Gilbert (per i fatti suoi a creare progetti paralleli). Sarà che, insomma, i nostri avevano voglia di un lavoro un tantinello diverso, più cauto, forse più conservatore (anche se Hard currency è nerissima e Perspex icon è wave). Ma insomma parliamo, comunque, di una band che giunge alla quarantasettesima pubblicazione (di qui il titolo) tra dischi in studio, live, raccolte, remix, ep, singoli e dunque ci può anche stare un rifiatare. Ma non drammatizziamo. “Object 47” è comunque un album compatto, suonato con tutti i crismi e per questo meritevole di ascolti. Un album rock (Patient flees) però meno arrabbiato, meno estremo, “vampiresco”. Affidato molto alla chitarra e pochissimo a tastiere e sintetizzatori e così certamente sgombro di fumi minacciosi e chiaroscuri eighties. I pezzi di “Object 47” sono perfetti per la dimensione live e, dunque, non rimane che aspettare la band inglese nella propria città. Altri 47 di questi album, Wire.
Had you faith in what you tried to do?
Or simply had to have another view
You were being devious
Always dark and circumspect
(2008, Pink Flag)
01 One Of Us
02 Circumspect
03 Mekon Headman
04 Perspex Icon
05 Four Long Years
06 Hard Currency
07 Patient Flees
08 Are You Ready?
09 All Fours
A cura di Riccardo Marra