Ignore Grief. Così si chiama, quest’ultima fatica sulla/dalla pelle di Jamie Stewart. Difficile da compiere. Difficile ignorare il lutto, il nero, l’oblio che questo album regala – sia apprezzato o meno. Difficile perché onnipresente, inquilino unico di un piano unico e ossessivo, a tratti forse dirimente. Siamo dinanzi, insomma, alla creatura probabilmente più ermetica degli Xiu Xiu – la prima con David Kendrick (Sparks, Devo, Gleaming Spires) in formazione.
Non è semplice azzardare un’analisi brano per brano, forse nemmeno centrato. L’avvio, d’altronde, è un tunnel senz’aria di cinque minuti, in cui la voce strozzata di Angela Seo arriva a sputare: “Take it personally / When I kill myself in front of you”. La presenza della musicista, ormai totalmente altra metà del cielo del progetto, è su queste tracce più sfruttata che mai, in termini soprattutto vocali. Lungo questo amalgama horror che molto guarda a Scott Walker, i momenti migliori sono affidati a debiti enormi nei confronti dello stesso (vedi la bellissima Pahrump o Dracula Parrot, Moon Moth) o a declinazioni quasi di casa Suicide (Esquerita, Little Richard, Border Factory, Brothel Creeper). Nelle note del disco, d’altronde, si legge: “metà industrial sperimentale, metà modern classical sperimentale”. Steve Reich ringrazia sentitamente.
L’umore compositivo, totalmente soffocante, compenetra i temi dei singoli episodi, tutti legati a cronache familiari minorili: prostituzione, rapimenti, assassini, alcol, cocaina, spiritismo. Niente per cui sorridere. Il punto esclamativo, di fatti, For M., è una lunga messa in cinque atti sulla quale la luce, sempre più flebile, si estingue in un doloroso diminuendo fino a scomparire. Tirate le fila dell’ascolto, ciò che (volutamente) manca ad “Ignore Grief” è una drammaturgia che esalti, per contrasto, l’impossibile redenzione delle tenebre. Resta, rimarchevole, un senso di asfissia irremissibile. Che però finisce, suo malgrado, per strozzare un po’ anche l’opera.
— 2023 | Polyvinyl —
IN BREVE: 3/5