Home RETROSPETTIVE Achtung Baby: il viaggio kitsch degli U2 nell’era del caos

Achtung Baby: il viaggio kitsch degli U2 nell’era del caos

La notte del 16 Gennaio 1991 la CNN manda in onda le immagini della Guerra del Golfo. Per la prima volta un conflitto viene trasmesso in diretta TV, dall’Iraq alle frequenze degli Stati Uniti. Da quella stessa America che quattro anni prima aveva coccolato Bono, Edge, Adam e Larry per poi restituirli al mittente. Achtung Baby è un album scritto, registrato a Berlino e pubblicato nel 1991, un tempo di cambiamenti epocali in termini di politica, cultura e stile di vita. L’innovazione tecnologica compie la sua ascesa negli inferi. La guerra diventa un fenomeno mediatico pronto per essere servito nelle tavole del mondo occidentale.

“I’m ready for the push” è una menzogna. Bono non è pronto a nulla di quello che avrebbe significato “Achtung Baby”. Nessuno di loro lo è. L’amore non è più una promessa dalla culla alla tomba. “We’re one but we’re not the same”. La rockstar smette di fare proseliti, non è più giustizialista. Diventa un provocatore: Give me one last chance and I’m gonna make you sing”. La donna è dantesca, divina, inarrivabile e l’uomo può solo inginocchiarsi al suo cospetto. “If you want to kiss the sky, better learn how to kneel. On your knees, boy!”. Le relazioni sono spiazzanti: You’re an accident waiting to happen, you’re a piece of glass left there on the beach”.

I suoni sono diametralmente opposti a tutto quello che gli U2 erano stati in precedenza e soprattutto rispetto a “The Joshua Tree” (1987). Le chitarre sono distorte, quasi cacofoniche, le percussioni metà uomo e metà macchina, i bassi sensuali, goderecci, ballabili. Ultimo esempio di quanta meraviglia potesse nascondersi dietro le crisi dei quattro ormai trentenni, del loro potere comunicativo e della maestria già al tempo indiscussa di Brian Eno e Daniel Lanois, “Achtung Baby” apre le porte a un mondo che si accende di colori saturi e distopie. Bono vestirà i panni di The Fly, la mosca, “un sedicente esperto di politica, un filosofo, che a volte ci azzecca ma il più delle volte no”, e di quel McPhisto che per anni si divertirà a fare scherzi telefonici a politici di turno di fronte sessantamila persone in delirio.

“Achtung Baby” segna un confine netto anche in termini di scenografia: lo ZooTV Tour spianerà la strada a palchi mastodontici straripanti di messaggi subliminali e magnificenze al limite del kitsch. “It’s no secret that a conscience can sometimes be a pest / It’s no secret ambition bites the nails of success / Every artist is a cannibal, every poet is a thief / All kill their inspiration and sing about the grief”. Alfa e omega allo stesso tempo. Incipit e fine di una nuova era per gli U2. “Zooropa”, uscito poi nel 1993, sarà un buon album ma non replicherà l’eccellenza del suo predecessore. Il resto, si sa, è “Pop” (1997).

Lejla Cassia
Catanese, studi apparentemente molto poco creativi (la Giurisprudenza in realtà dà molto spazio alla fantasia e all'invenzione). Musicopatica per passione, purtroppo non ha ereditato l'eleganza sonora del fratello musicista; in compenso pianifica scelte di vita indossando gli auricolari.