Il 28 Agosto del 2009 è uno di quei giorni passati alla storia del rock – o quantomeno di una parte di esso – come fosse un lutto: Liam e Noel Gallagher arrivano al culmine della loro faida e scrivono la definitiva (?) parola fine sull’esperienza Oasis, una manciata di minuti prima di quello che sarebbe dovuto essere il loro show da headliner dell’edizione di quell’anno del parigino Rock en Seine. Esattamente quindici anni dopo (meno un giorno) essersi fatti conoscere a livello planetario con Definitely Maybe, il loro disco d’esordio. Due fratelli figli di una famiglia proletaria dei sobborghi di Manchester, il calcio e il City nel cuore, i Beatles e John Lennon nel sangue, due mezzi teppistelli che non fosse stato per la musica avrebbero con ogni probabilità incrociato il braccio della legge (e di certo non perché studenti di giurisprudenza).
“Definitely Maybe” nasce in mezzo a mille difficoltà, in primis economiche perché i ragazzi di sterline da spendere per perseguire le proprie idee ne hanno poche e perché il budget messo a disposizione dall’indipendente Creation di Alan McGee è sì sufficiente, ma non per essere sprecato dalla band con tentativi che puntualmente finiscono per andare in fumo; e poi perché c’è Noel, mastermind degli Oasis con il suo piccolo passato come roadie e la sua scrittura illuminata, che non riesce a decidersi sulla direzione che il sound della band deve prendere per soddisfarlo. Si assecondano diversi produttori e ingegneri del suono nella stanza dei bottoni, tutti intenti a portare a termine il lavoro per non sprecare quella manciata di pezzi in cui McGee crede fermamente. Il risultato finalmente arriva ed è semplicemente esplosivo.
La forza degli Oasis non risiede in nulla di completamente nuovo, ma la loro incredibile vena melodica unita a influenze prese in prestito dagli anni Sessanta (i Beatles su tutti, va da sé), Settanta (vedi la crudezza del punk) e Ottanta (i fondamentali Stone Roses, ma anche gli Smiths), è la chiave di volta di un fenomeno chiamato britpop che gli sta esplodendo tra le mani proprio in quel momento senza che possano fare nulla per controllarlo o indirizzarlo. La spacconeria dei fratelli Gallagher sta tutta nell’incipit del disco, Rock ‘N’ Roll Star, una dichiarazione d’intenti che diventa il fil rouge delle loro vite da quel momento in poi; “Definitely Maybe” è irruento e a tratti rumoroso, gli strati di chitarre di Columbia e del dirompente primo singolo Supersonic fanno scuola, le sferzate ai limiti del punk di Bring It On Down e Cigarettes & Alcohol tradiscono le radici alternative dei cinque, i Beatles impastati di Shakermaker, Digsy’s Dinner e soprattutto della conclusiva Married With Children sono una lapalissiana carta d’identità, il tocco psichedelico di Up In The Sky fa capire che gli Oasis possono praticamente tutto.
Ma è quando partono Live Forever e Slide Away che sì, è chiaro come gli Oasis sarebbero arrivati lì dove poi sono arrivati, bombe pop con le chitarre in primo piano, la voce acidula di Liam a marchiare a fuoco il nome della band, il tocco di Noel alla chitarra che diventa unico e riconoscibilissimo nella sua semplicità. Insomma, la storia del rock degli anni Novanta che cambia in un colpo solo, una valanga inarrestabile che sul finire di un’estate come un’altra consacra al livello di rock ‘n’ roll star mondiali due fratelli difficili e le loro passioni musicali.