Il 1994 segna probabilmente l’ultimo turning point musicale davvero impattante, a livello mondiale, in quanto a risvolti sonori, modaioli e sociologici. La morte di Kurt Cobain il 5 Aprile 1994 e l’uscita di “Definitely Maybe”, il 29 Agosto dello stesso anno, segnano neanche tanto simbolicamente la scomparsa progressiva del grunge e il trasbordo oltre manica del britpop, aprendo le porte a uno tra gli ultimi fenomeni rock a cavallo tra nuovo e vecchio millennio. I contorni dei Cranberries sono troppo morbidi per essere grunge e le loro influenze virano più verso il folk e l’alternative rock per far si che la scena britpop possa “accettarli”. Ciononostante il loro debutto, nel 1993 con “Everybody Else Is Doing It, So Why Can’t We?” conquista l’America ancor più che il Regno Unito, certificandosi cinque volte disco di platino, alimentato dai singoli “Linger” e “Dreams” e dalla rotazione dei video su MTV.
Ma ancor più che a un suono duro e tintinnante e a un album adatto a un pubblico poco incline ad affrontare “Superunknown” dei Soundgarden o “Vitalogy” dei Pearl Jam, la parabola dei Cranberries è legata a doppio filo con la vita di Dolores O’Riordan da un lato e con Zombie dall’altro. Anticipando di quasi un mese l’uscita di No Need To Argue, distribuito in America il 3 Ottobre 1994, Zombie fu il primo dei quattro singoli di un album che segnerà per sempre la carriera del gruppo irlandese. Scritta da Dolores durante una delle rare pause dal tour promozionale di “Everybody Else Is Doing It, So Why Can’t We?”, dopo la morte di Jonathan Ball e Tim Parry per mano di un ordigno piazzato dall’IRA dentro una pattumiera nel centro di Warrington, il 20 Marzo 1993, Zombie non ha certo bisogno di presentazioni. La casualità dell’esplosione e la ferocia dell’immagine dei due bambini uccisi in maniera così barbara “costringono” la O’Riordan a prendere le distanze da qualsiasi etichetta che associ il DNA irlandese con la falsa ideologia dell’IRA.
Lo stesso Samuel Bayer che già nel 1991 aveva guidato la regia di “Smells Like Teen Spirit” dei Nirvana sarà a capo delle riprese del video clip ufficiale di Zombie, mettendo a segno la doppietta leggendaria di due tra i video più iconici degli anni ’90. Zombie non fu la prima canzone di protesta a denunciare lo sterminio di civili durante le Troubles irlandesi (fenomeno già verificatosi con “Sunday Bloody Sunday” degli U2, “Invisible Sun” dei Police e “Belfast Child” dei Simple Minds); al contempo, però, risvegliò l’attenzione su una situazione geopolitica divenuta insostenibile proprio mentre l’Unione Europea muoveva i primi passi. Nella sua interezza, “No Need To Argue” non si discosta di molto dal precedente debutto, a partire dall’artwork – il gruppo seduto su un divano scuro e striato, che sembra voler rafforzare sin da subito la connessione tra i due album – a continuare dalla produzione affidata nuovamente a Stephen Street, collaboratore storico degli Smiths.
Ed effettivamente la presenza di atmosfere e sonorità molto contrastanti tra loro (la potenza di Zombie o di I Can’t Be With You, le sonorità più acustiche Dreaming My Dreams o Empty, una tra le tracce dei Cranberries meglio riuscite) e testi estremamente intimi (l’amore filiale puro e incondizionato di Ode To My Family o l’intensità drammatica di Daffodil Lament) sono il filo invisibile tra le malinconie palpabili di Dolores O’Riordan e lo stile melodico del gruppo legato impercettibilmente alla tradizione irlandese. Ma oltre ai singoli di punta, alla voce immediatamente riconoscibile della O’Rriordan, oltre a una tecnica che miscela perfettamente l’elettricità del suono dei Cranberries e l’aggressività eterea e cristallina di Dolores, la forza di “No Need To Argue” sta tutta nello snocciolamento di una tracklist conosciuta per intero anche dai fruitori più disinteressati, in grado di essere rievocata anche a distanza di tempo (provate ad ascoltare a The Icicle Melts o Ridicolous Thoughts); a rifletterci un attimo, è una circostanza non applicabile alla maggior parte delle uscite discografiche più recenti.
“No Need To Argue” segna l’apice e la tormentata ascesa di Dolores O’Riordan e con lei dei fratelli Hogan e di Fergan Lawlor. Nel 1996 “To The Faithful Departed” non replicherà il miracolo, né in termini di impatto né tantomeno di vendite. Gli anni successivi saranno lastricati di dolore, malattie, divorzi e tutto e quello che pian piano divorerà un’artista dalla potenza vocale ed evocativa difficilmente raggiungibile da altre colleghe di alto lignaggio. La storia dei Cranberries è un’altalena costante tra la O’Riordan e Zombie, si è detto sopra. La loro storia finisce così, con un appunto segnato nel calendario della cantante di Limerick: “incontro con i Bad Wolves per le incisioni vocali della cover di Zombie”. È lunedì 15 Gennaio 2018, lo stesso giorno in cui anche i Cranberries, senza di lei, cesseranno di esistere.