Ancora oggi, nel 2021, esistono posti impossibili da raggiungere con un semplice volo di linea. In particolare uno, che si conquista con un viaggio verso l’Antartide attraverso la Nuova Zelanda, della durata di circa trentasei ore, trascorse le quali si toccano i confini del mondo. Quella è la Terra della Regina Vittoria, Victorialand. Nel 1986, la reputazione dei Cocteau Twins come massimi esponenti del dark era intoccabile. Un approccio sonoro del tutto avulso rispetto a quello che circolava in quel periodo, un rapporto quasi filiale che li legava a Ivo Watts-Russell e la testardaggine mostrata dal trio durante le sessioni dei precedenti album, tanto che anche Brian Eno gli consigliò di cercare collaborazioni esterne per la produzione, non faceva altro rafforzare l’autorità stilistica del gruppo.
Fraser e Guthrie, rimasti temporaneamente orfani di Symon Raymonde, impegnato nel frattempo nelle registrazioni di “Filigree & Shadow”,secondo album a firma This Mortal Coil, danno vita a Victorialand, l’unico album della formazione scozzese realizzato al netto di qualsivoglia ombra percussiva. Non è dato sapere da dove derivasse la passione di Elizabeth Fraser per tutto ciò che gravitava attorno all’epoca vittoriana (la maggior parte delle tracce di “Treasure”, 1984, erano nomi femminili riferibili a quel periodo storico) ma non occorrono più di dieci secondi per accorgersi che il riferimento storico è del tutto irrilevante.
Le sue nove tracce (brevissime, la più lunga è Lazy Calm, in apertura, poco più di sei minuti) esplorano un ciclo di vita nella Terra della Regina Vittoria. Molti dei titoli e alcuni riferimenti ai testi sono tratti dal libro “The Living Planet: Un ritratto della Terra”, di David Attenborough. Chi frequenta il trio sa bene che la chiave di volta non è dentro le glossolalie di Elizabeth Fraser ma nei suoni, congelati, limpidissimi, ultraterreni, come i confini del mondo. “Victorialand” custodisce gelosamente ninne nanne per adulti (Little Spacey), gelidi cambi registro (Feet-like Fins), il velluto vocale di Fraser che danza insieme alla chitarra di Gutrie e tablas e sax di Richard Thomas (Lazy Calms).
La superiorità del registro vocale di Fraser e quel sottile velo di oscurità cui rimarrà ammantata durante tutto il corso della sua carriera, anche in episodi deflagranti come “Alice” (dalla OST di “Io ballo da sola”) o “Teardrop” dei Massive Attack, raggiunge il suo punto più alto in tracce come Fluffy Tufts, così soave da spazzare via qualsiasi voglia di capire o interpretare il testo. “Victorialand” non è ambient, non è rock, non è post punk, non è dark. È indefinibile, esattamente come I Cocteau Twins. “La tavolozza sonora e merceologica del dark permetteva di identificare un gruppo dark del giro di pochi secondi”, afferma Simon Reynolds. E con “Victorialand” i Cocteau Twins congeleranno il loro stile, da sempre e per sempre impossibile da replicare.
DATA D’USCITA: 14 Aprile 1986
ETICHETTA: 4AD