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ROCKABOLARIO: Afterhours

Non serviva X Factor per rendere la storia degli Afterhours e di Manuel Agnelli qualcosa di singolare nel panorama rock italiano. Perché è proprio la contraddizione che dà linfa al gruppo milanese: il cortocircuito, lo stridente, certe chitarre insidiose ma certe ballate indimenticabili. Tutto inizia nel 1986 e sono trent’anni oggi. Qui, proviamo (proviamo eh!) a declinare gli AFTERHOURS dalla A alla Z.

 

A di AGNELLI – Descrivere Manuel Agnelli in poche righe è sfiancante. Classe ‘66. Artista, scrittore, militante. Milanese ma anche americano per stile di scrittura (il “cut-up”). Irascibile, egocentrico, contraddittorio, dittatoriale. Senza Manuel il rock italiano mancherebbe di una pagina decisiva. Gli Afterhours sono soprattutto lui. Punto.

B di BOMBAY – È la fine degli anni ‘90 quando Agnelli parte con Emidio Clementi (Massimo Volume), destinazione India. Il viaggio metterà a dura prova un’amicizia che, nonostante tutto, ne uscirà rafforzata. “Bye Bye Bombay” e “Varanasy Baby” contenute in “Quello che non c’è” raccontano momenti intensi di quel viaggio (vai alla lettera Q).

C di COVER – Avete carta e penna? Perché riassumere tutte le cover che gli Afterhours hanno eseguito negli anni è davvero complicato. Qui ci limitiamo a fare qualche nome: De Andrè, Beatles, Lou Reed, Jimi Hendrix, etc. Ma, udite udite, anche Britney Spears, Bee Gees e Michael Jackson (vai alle lettere G, J, R).

D di DULLI – Chi è l’Agnelli americano? Probabilmente Greg Dulli, istrionico cantante e leader di Afghan Whigs e Twilight Singers. Manuel e Greg diventano amici a tal punto che gli After ingaggiano Dulli alla produzione di “Ballate per piccole iene”. Diverse volte insieme anche in tour (vai alla lettera I).

E di È SOLO FEBBRE – Contenuta ne “I milanesi ammazzano il sabato”, descrive l’ossessione del voler piacere per forza, soprattutto in musica. Il rapporto tra Manuel e pubblico è sempre stato tormentato. Celebre la rissa in un live a Piacenza nel 2006. Dal pubblico qualcuno fischia la versione inglese di “Ballate” e Manuel interruppe il live fiondandosi verso i critici a suon di pugni (vai alle lettere I, O).

F di FACILE – Tra le collaborazioni che non t’aspetti, ecco gli Afterhours nei credits di “Facile”, il disco di Mina del 2009. Le voci della diva e di Agnelli si impastano nel brano “Adesso è facile”, il cui videoclip inoltre vede Manuel recitare accanto alla figlia della grande cantante di Cremona.

G di GIOIA E RIVOLUZIONE – Esistono anche degli Afterhours cinematografici. Nel 2004 il regista Guido Chiesa chiama la band per interpretare il ruolo degli Area di Demetrios Stratos nel film “Lavorare con lentezza”. Per l’occasione Manuel e i suoi compongono questa cover appunto degli Area (vai alla lettera C).

H di HAI PAURA DEL BUIO? – Difficile dire cos’è “Hai paura del buio?”. Sì, certo, è innanzitutto il disco capolavoro degli After del 1997. Ma negli anni è diventato anche una ristampa con un mucchio di collaborazioni illustri (2014), un festival culturale (2013) e poi un film live (2014) (vai alle lettere L, M, U).

I di IENE – Nel 2005 “Ballate per piccole iene” è il disco più internazionale degli After. Prodotto da Greg Dulli, con contributi di Hugo Race e John Parish, porterà in grembo anche una versione totalmente in inglese intitolata “Ballads For Little Hyenas”, la cui resa non mancherà di critiche da parte dai fan (vai alle lettere E, D).

J di JOY DIVISION – Ascoltateli i primissimi Afterhours, quelli in lingua inglese di fine anni ’80. Scorgerete echi darkwave e qualcosa della Manchester dei Joy Division. La band realizzerà anche una cover di “Shadowplay” contenuta in un disco tributo alla band di Ian Curtis prodotto da Vox Pop (vai alla lettera C, V).

K – NESSUNA INFORMAZIONE

L di LEONCAVALLO – “Sabato in barca a vela, lunedì al Leoncavallo”. Questo è uno dei versi più celebri di Manuel Agnelli contenuto nel brano “Sui giovani d’oggi ci scatarro su”. Il Leoncavallo è un famosissimo centro sociale di Milano, negli anni divenuto punto di riferimento per la scena musicale meneghina (vai alle lettere H, M, U).

M di MILANO – Milano è ovunque nella musica degli Afterhours. La città si sente, striscia. Ci sono riferimenti diretti (“Milano circonvallazione esterna”), ci sono evocazioni letterarie (“I milanesi ammazzano al sabato”), c’è l’ironia del suo essere perfetta ma bugiarda (“L’inutilità della puntualità”). Perché? Perché “Milano non è la verità” (vai alle lettere L, V).

N di NOVITÀ – In una parola tutto. Quante novità sono passate dalle parti dei nostri? Un’infinità: di formazione, di stile, di approccio. La band è stata rock, orchestrale, pop. È salita sul palco del Primo Maggio, su quello di Sanremo. Ha registrato all’estero, in Sicilia. Ha suonato in America e organizzato festival. Sempre novità, solo Afterhours (vai alla lettera P).

O di ORCHI E STREGHE SONO SOLI – Nomi di donne, riferimenti personali, situazioni sentimentali. La vita personale di Agnelli non si è mai del tutto celata all’interno delle canzoni degli After. In questo brano, contenuto ne “I milanesi ammazzano il sabato”, spunta la figlia Emma. Una ninna nanna per lei alla maniera di Manuel (vai alla lettera E).

P di PRETTE – Giorgio Prette è sempre stato per tutti “il batterista degli Afterhours”. Una figura quasi rassicurante. Cambiavano i periodi, si modificava la line-up della band, ma lui rimaneva lì. Questo per per ventidue anni. Poi nel 2014 molla anche lui. Ma nelle canzoni più belle c’è la sua batteria, e non verrà dimenticato (vai alle lettere N).

Q di QUELLO CHE NON C’È – C’è una sorta di trilogia del malessere non dichiarata nella discografia degli After. È quella che parte con “Quello che non c’è” del 2002. Un disco scuro, pessimista. È l’Agnelli post-viaggio in India, dunque pensieroso, fatalista. “Arriva l’alba o forse no, a volte ciò che sembra alba non è”, canta nella title track (vai alla lettera B).

R di RINO GAETANO – I neofiti degli Afterhours potrebbero dirlo: “Ah gli Afterhours, quelli di Mio fratello è figlio unico?”. La cover di Rino Gaetano, contenuta nell’album “Germi” del 1995, è in effetti uno di quei casi in cui la rivisitazione assume un’efficacia speciale. Insomma, potrebbe sembrare davvero un pezzo degli After al 100% (vai alla lettera C).

S di SANREMO – Forse uno spartiacque. Forse un semplice divertissement. Ma la partecipazione degli Afterhours al Sanremo del 2009 non passa di certo inosservata all’interno del movimento indie italiano. Critiche, accuse. La band però sfodera un pezzo per nulla sanremese e soprattutto usa la vetrina per lanciare “Il Paese è reale”: un disco compilation con l’altra Italia della musica, quella alternative (vai alle lettere E, X).

T di TORA TORA – Festival itinerante organizzato da Agnelli e dagli Afterhours, ha rappresentato un punto di riferimento per il rock a cavallo tra ’90 e 2000. Anzi di più, una sorta di totem. Non è raro sentire i nostalgici di quel rock dire: “ai tempi del Tora Tora”.

U di UNO NOVE NOVE SEI – La canzone “1.9.9.6” contenuta in “Hai paura del buio?” è la visione politica di Agnelli. Il brano si apre con una bestemmia che sciocca l’ascoltatore, all’interno poi si punta il dito contro la sinistra illuminata (“Gli architetti sono qua, hanno invaso la città”) e si torna a “quelli” che passano dalle barche a vela ai centri sociali con grande nonchalance (vai alle lettere H, L).

V di VOX POP – L’etichetta è stata una specie di Sub Pop ma a Milano. Tra i fondatori proprio Agnelli e Mauro Ermanno Giovanardi dei La Crus, oltre all’agitatore culturale Giacomo Spazio. Targati Vox Pop sono i dischi After dal ’90 al ’95. Poi la band passerà a Mescal (vai alle lettere J, M).

W di WHISKY BAR – La label americana One Little Indian decide di pubblicare “Ballads For Little Hyenas” anche negli U.S.A. e la band per promuovere il disco attraversa l’Atlantico ben due volte, la prima delle quali a supporto dei Twilight Singers. La seconda volta esordiranno proprio al Whisky Bar di Austin, Texas, per il SXSW Festival (vai alla lettera D).

X di  X FACTOR – Qui l’attualità è strettissima. In queste ore Manuel Agnelli debutterà nel talent musicale di Sky non senza strascichi e polemiche. E di certo a Manuel non piace buttare acqua su fuoco. In un’intervista per Vanity Fair dice: «La scelta di partecipare a X Factor è un segnale di rottura che voglio dare al mondo dell’indie. Io l’avevo scelto perché per me voleva dire libertà (…) Quell’ambiente è cambiato radicalmente, è diventato conformista, di più: fascista» (vai alle lettere E, X).

Y di YOU KNOW YOU’RE RIGHT– A proposito di cover, per una band simbolo degli anni ‘90 italiani non poteva mancare un brano della band Nineties per eccellenza: i Nirvana. Strana la scelta: nessuna hit, nessun brano famoso, ma l’inedito venuto alla luce molti anni dopo. Traccia inserita nella reissue de “I milanesi ammazzano il sabato” (vai alla lettera C).

Z di ZO – Anche gli Afterhours non si sono sottratti alla tendenza dei secret show. Esemplare il concerto segreto tenuto allo Zo di Catania il 20 Aprile del 2008, con partecipazione subordinata all’acquisto del nuovo album “I milanesi ammazzano il sabato”. Pochi giorni dopo un secondo “secret” in provincia di Padova.

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