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ROCKABOLARIO: Massimo Volume

Bologna, inizio ’90. La band nasce con un proposito spiazzante: chitarre post rock e spoken word letterario, un mix inedito. Il leader Emidio Clementi, detto Mimì, è narratore beat che mescola immaginario americano e Bologna, Emanuel Carnevali e Via del Pratello: i MASSIMO VOLUME raccontati dalla A alla Z.

 

A di ALESSANDRO – Nel ‘93 il debutto dei Massimo Volume si intitola “Stanze”. Alessandro è uno dei personaggi che popolano il disco. È una persona con dei problemi, cataloga tutto in un diario, dettaglio dopo dettaglio, numero dopo numero. Ma è un ragazzo autistico o un supereroe?

B di BOLOGNA – La città dove tutto comincia. Dove si forma la band. È il luogo dell’immaginario di Emidio Clementi: quello reale e quello immaginifico. È la mappa dove si muovono molti testi dei Massimo Volume (vai alla lettera V).

C di CLEMENTI – Ex barista, ex cameriere, venditore di articoli per il cesso in periferia di Modena, ex dipendente in una ditta di sgombero cantine, scrittore minore, tesserato ENPALS, lacune imbarazzanti in ogni campo del sapere, se in vena, perfetto in una serata mondana, se depresso, nefasto in una serata mondana (autobiografia).

D di DANILO DOLCI – In “Aspettando i Barbari”, i MV citano l’attivista Danilo Dolci con “Il dio delle Zecche”. Epico il momento in cui Mimì declama “La moda di esibirsi travestiti da operai / La moda di fumare / La moda di sparare o non sparare / La moda di spararsi” (vai alla lettera H).

E di EMANUEL CARNEVALI – Lo scrittore d’inizio secolo è una costante per Mimì Clementi. Carnevali è citato in molte canzoni, nel libro “L’ultimo Dio”, nel progetto “Notturno Americano”. A lui, Mimì, scrive: “Sapevi di trovare l’uragano / Dire qualcosa mentre si è rapiti dall’uragano”.

F di FAUST’O – Fausto Rossi è cantautore milanese nevrotico, wave, folle. I MV lo scelgono per la produzione di “Lungo i bordi”. Finirà benissimo e malissimo. L’impatto con la band è micidiale e totale. Mimì gli dedica diversi versi e un brano (“Fausto”) nel 2010.

G di GRUPPO – I Massimo Volume nascono nel 1991. Il primo nucleo è formato da Emidio Clementi, Vittoria Burattini, Egle Sommacal, Gabriele Ceci e Umberto Palazzo, quest’ultimo poi lascerà la band per divergenze artistiche e personali (vai alla lettera U).

H di HOCKNEY – “Aspettando i Barbari” è un disco di personaggi celebri che s’accalcano tra le righe di Mimì Clementi. Fra gli altri ecco il pop-artist David Hockney e i suoi “culi”: dipinti in cui uomini e donne, in piscina, mostrano il proprio lato B (vai alla lettera D).

I di INFASCELLI – Nel 2000 il regista Alex Infascelli realizza il thriller “Almost Blue”, tratto dall’omonimo romanzo di Carlo Lucarelli. La colonna sonora è curata dai Massimo Volume.

J di JIM CARROLL – Altro personaggio chiave nell’immaginario artistico di Clementi è Jim Carroll, scrittore e musicista punk newyorkese. Nel brano “Inverno ’85” Mimì rilegge un verso della sua canzone “Wicked Gravity”: “mi sento come il tetto di una chiesa bombardata”.

K di KADETT – Se la batterista Vittoria Burattini non avesse passato le notti ad ascoltare Mimì al telefono che le legge le sue poesie, forse i MV non sarebbero mai nati. Vittoria è menzionata spesso nei testi di Clementi e anche la sua macchina: una Opel Kadett verde.

L di LEO – Amico storico di Mimì. Ha vissuto con lui gli anni di Via del Pratello: la noia, i lavori improbabili, il rapporto con altri “casi umani” come Zaccardi e Rigoni. Persone reali, divenuti maschere di un romanzo beat in salsa bolognese (vai alla lettera V).

M di MESCAL / MANUEL AGNELLI – La prima è la storica etichetta di Nizza Monferrato che li ha accompagnati fino a “Club Privè”. E poi c’è Agnelli (che produsse quel disco), leader degli Afterhours: con Mimì un rapporto di amicizia fraterna, un viaggio in India e tanto altro (ad esempio il reading AgnelliClementi).

N di NOV. 2008 – Dieci anni esatti di iato. Tanti ne passano da “Club Privè” a “Bologna Nov. 2008” che è il ritorno discografico dei Massimo Volume post reunion e anche primo live della loro storia.

O di ORORO – Una delle primissime canzoni dei MV contenuta nel (cosiddetto) “Demo nero” del 1992, quando ancora in formazione figurava Umberto Palazzo. Riappare poi nel disco “Stanze” come coda del brano “Vedute dallo spazio” (vai alla lettera U).

P di POMINI – Passaggio fondamentale per la storia dei MV è l’uscita del libro “Tutto qui” di Andrea Pomini. In queste pagine la band si racconta senza peli sulla lingua: ne escono fuori verità, retroscena, frizioni e colpi di scena. Tutto qui.

Q di QUALCOSA SULLA VITA – È uno dei brani più emozionanti di “Da qui”. Clementi racconta la sua esperienza di sgombratore di cantine. Attività di cui scriverà a lungo anche nel libro “La notte del Pratello” (vai alle lettere C, L e Z).

R di REUNION – La band torna assieme nel 2008, a convincerli il Museo del Cinema di Torino (e il Traffic Festival) che li “ingaggia” per la sonorizzazione del film “La caduta della casa Usher” di Jean Epstein. Non suonavano assieme da sette anni.

S di STEFANO PILIA – Al momento di riformarsi, il gruppo sente l’esigenza di un secondo chitarrista: la scelta cade su Stefano Pilia, musicista molto famoso nella scena bolognese. Il suo apporto è fondamentale per dare una sterzata al suono dei Massimo Volume.

T di TORA TORA – Festival itinerante organizzato da Agnelli degli Afterhours, ha rappresentato un punto di riferimento per il rock a cavallo tra ’90 e 2000. I Massimo Volume partecipano alla prima edizione, quella del 2001 (poco prima di separarsi).

U di UMBERTO PALAZZO – Musicista pescarese, fonda i MV a inizio ’90. Partecipa ai lavori del “Demo nero” e del debutto “Stanze”, ma lascia presto la band. Gli screzi con Clementi sono molteplici, di natura personale e artistica, soprattutto legati alla scelta dello spoken word (vai alle lettere G e O).

V di VIA DEL PRATELLO – È la via di Bologna in cui Mimì ha vissuto nei suoi primi anni bolognesi. La via delle case occupate, delle feste, dello spaccio, ma anche dello spirito anarchico della città e di molte delle storie che ha raccontato (vai alla lettera B).

W di WESTERN – John Wayne, John Ford, Sam Peckinpah, “In nome di Dio”, “Il Mucchio Selvaggio”: i film con i cowboy hanno trovato spazio nel diario musical-letterario di Clementi.

X – NESSUNA INFORMAZIONE

Y – NESSUNA INFORMAZIONE

Z di ZACCARDI – Pietro Zaccardi è il bisbetico capo di Clementi nei suoi primi anni bolognesi. Colui che gli commissionava gli sgomberi nelle cantine di mezza Bologna (vai alle lettera L e Q).

1 commento

  1. Tanto è tutto finito per me come per loro, ma la verità va detta ogni volta:
    A) la prima formazione dei Massimo Volume è Palazzo, Clementi e Ceci. Si suona nella sala prova degli Allison Run, cioè la mia sala prove, sotto casa mia in Via Del Fossato 3. Vittoria si unisce che abbiamo già tre o quattro pezzi. All’epoca io ho già suonato al primo maggio e ho una piccola discografia alle spalle, anche come produttore e fonico. Loro non hanno all’attivo niente
    B) l’idea che Mimì reciti i suoi testi è mia. Siamo stati compagni di stanza e mi piacciono moltissimo le sue poesie. Sono io che, alla fine degli Allison Run, gli propongo di recitarli su delle basi che penserò io ad allestire. Il patto è che anche io canti e reciti le mie cose. Quindi l’idea stessa della band è mia e persino il nome è una mia trovata. Tra l’altro a loro ha sempre fatto schifo, ma non hanno avuto il coraggio di cambiarlo quando avrebbero dovuto. Quella mia cosa orrenda di cui Mimì parla nella biografia è “Storia breve”, che potete ascoltare su “La vita è facile”, del 93 ma che avevo scritto per i Massimo Volume.
    C) Vengo fatto fuori perché gli altri, dopo tre anni di lavoro sul progetto, hanno deciso a mia insaputa che il gruppo funziona meglio se canta solo Mimì. La storia dimostra che è vero, ma non vengo avvertito e umanamente la cosa fa schifo. I pezzi che canto io vengono tagliati dalla scaletta dei concerti un attimo prima che vengano eseguiti.
    D) Io e Egle non suoniamo mai insieme. Lui sa già che prenderà il mio posto quando troveranno il modo di farmi fuori, cosa che non riescono a dirmi in faccia e il modo che preferiscono è logorarmi boicottando i miei pezzi.
    E) mi vengono attribuiti dei “riff” su “Stanze”. In realtà buona parte di quel disco è scritta jammando con me o completamente da me. L’unico pezzo che non esisteva quando c’ero ancora io è “Alessandro”. Da notare come “Stanze” musicalmente non assomigli ai loro dischi successivi, ma moltissimo ai miei.
    F) nessuno mi ha mai chiesto qualcosa fino al libro di Pomini, bravissima persona e giornalista di correttezza rara. Va ricordato a chi non lo sa, che il Mucchio e Rumore erano in società con la Mescal e i tre soci della Lakota, la società di gestione comune, erano Stefani, Sorge e Soave. Di fatto, per quello che riguarda il rock italiano, la critica era pilotata a tutto vantaggio della Mescal.
    F) Non li ho mai rinnegati. Non sarei mai andato via se non mi avessero costretto. Non aver potuto raccogliere i frutti di quel lavoro è il più grande dolore della mia vita artisitica e la più grande inculata che abbia mai ricevuto

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