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Sara Lov – “Occhi giovani, occhi maturi: il tempo secondo Sara Lov”

Aprile 2009: Ci si mette pochissimo a riconoscere la sua voce. Dolce, melanconica, forse in fondo un po’ triste. Sara Lov è la cantante che, insieme al pianista Dustin O’Halloran, compone da anni il duo dei Devics. Un duo votato a ballate atmosferiche, melodie pop, con il pianoforte di O’Halloran sempre in evidenza. Con Dustin attualmente impegnato tra dischi solisti e colonne sonore, Sara ha deciso di lavorare ad un disco da sola. Ci ha messo un anno e mezzo per registrarlo e il risultato è “Seasoned Eyes Were Beaming”. Tra power pop, country e folk, Sara canta il tempo che vola via, la maturità e il dolore. Sempre con quella voce inconfondibile, ora ingenua ora commuovente. Il Cibicida ha voluto chiacchierare un po’ con lei sulle emozioni del debutto. Buona lettura.

Domanda: Sara, “Seasoned Eyes Were Beaming” è il tuo primo album da solista. Sensazioni?
Sara: E’ tutto molto elettrizzante per me e sono strafelice di suonare ancora la mia musica e portarla in tour. Ho impiegato quasi due anni per la registrazione del disco, era una cosa che avevo desiderato fare da molto tempo. E ora che Dustin (O’Halloran, ndr) sta avendo molto successo con il suo lavoro, mi sembrava il momento adatto per provare.

Domanda: Prima l’ep “The Young Eyes”, ora questi “Seasoned Eyes” (“occhi maturi”). Hai paura del passare del tempo?
Sara: Sono allo stesso momento terrorizzata e affascinata dall’idea. Cerco spesso momenti che possano portarmi indietro ai miei “occhi giovani” e sono quelli in cui mi sento maggiormente ispirata.

Domanda: Gli occhi sono lo specchio dell’anima, si dice sempre…
Sara: Sì, penso che lo siano. Ed è anche il luogo dal quale guardiamo il mondo. Così con “young eyes” intendo una persona che guarda il mondo da una prospettiva di innocenza. E con “seasoned eyes”, intendo guardare il mondo da una prospettiva più esperta e saggia.

Domanda: In “Animals” ti chiedi: “Che genere di animali siamo?”. E’ una frase molto dura per parlare di un rapporto…
Sara: Mi convince molto quest’uso di quell’espressione, però l’inglese è differente dall’italiano. Quindi la frase riesce ad assumere significati e sfumature diversi. Però non sono sicura di saperli davvero spiegare.

Domanda: In “Fontain” parli di dolore. Riesci, grazie alla musica, ad esorcizzare la tua sofferenza?
Sara: Assolutamente. Io in realtà sono una persona serena la maggior parte del tempo. Se non avessi espresso tutti questi sentimenti nella mia musica, non penso sarei riuscita a controllarli. La musica è il luogo dove metto alla prova le mie emozioni.

Domanda: Nelle canzoni trova posto qualche suono country. E’ stata una scelta o qualcosa di inconscio?
Sara: Non certamente una scelta. Non penso troppo quando scrivo. Alle volte trovo l’umore o ciò di cui parla realmente la canzone, solo dopo averla finita. Penso anche che tutta la musica che amo diviene parte della musica che compongo. Poi io sono una fan dell’old country: cose come Patsy Cline, Hank Williams Sr., Johnny Cash ed altri.

Domanda: Puoi dirlo, ti è mancato Dustin per questo disco?
Sara: Certo. Ma comunque ne ha fatto parte per qualcosa. Abbiamo scritto assieme “New York”, “Seasoned Eyes Were Beaming” e “Just Beneath The Chords”. Lui ha scritto la musica e io le parole e la melodia. Ha anche suonato qualche strumento qua e là e così fa ancora parte della mia musica. Speriamo di scrivere un altro disco come Devics, ma per il momento siamo molto occupati dai nostri progetti solisti.

Domanda: Nell’ep “The Young Eyes” coverizzi Beck e gli Arcade Fire. Come hai scelto questi artisti?
Sara: Il disco era già finito. Poi la mia etichetta decise che avrei dovuto realizzare un ep per anticiparlo e dunque avevo bisogno di buttar giù qualche nuova canzone in fretta. Io sono molto lenta a scrivere così ebbi l’idea di fare un paio di cover. Sono una fan sfegatata degli Arcade Fire. “My Body Is A Cage” è la mia canzone preferita dello scorso album. Stessa cosa per la canzone di Beck, è stato casuale. Amo la musica di Beck, il mio album preferito è “Sea Change”, alcuni miei amici suonano nella sua band, e il suo batterista è quello che suonava con noi Devics. Così io e Zac siamo andati in studio pensando a quale cover poter realizzare, lui ha iniziato a suonare certi accordi pop anni ’60, e io scherzavo al microfono cantando le parole di “Timebomb”. A Zac piacque molto quella session e quindi decidemmo di registrarla. Naturalmente la versione originale è molto meglio, ma la mia è quasi del tutto diversa. Solo le parole sono le stesse. E’ stato un spasso registrarla.

Domanda: Sulla homepage del tuo sito hai scritto: “Potete prendere una copia nei migliori negozi indie o procurarvela digitalmente su iTunes, Amazon o in qualsiasi luogo possiate comprarla o rubarla. Naturalmente preferirei che optiate per comprarla” . Dunque non ti senti derubata quando la gente scarica i tuo dischi?
Sara: Assolutamente no. Voglio dire, mi piacerebbe che la gente li comprasse perché ciò mi aiuterebbe economicamente, ma credo sia un genere di problema profondo per il quale non c’è scappatoia. C’è solo da accettare che ci sono moltissime persone là fuori che non compreranno mai la musica. L’unico posto, per me, dove racimolare qualche soldo con la musica, è facendo apparizioni in show televisivi o in film. E’ l’unica maniera per essere retribuita per quello che faccio.

Domanda: Ultima domanda di rito. Se ti dico “Cibicida”, cosa ti viene in mente?
Sara: Suona come uno strano tipo di panino…

* Foto d’archivio

A cura di Riccardo Marra

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