Marzo 2007: “Ulaanbataar (93-98)” è giunto nei negozi proprio in questo marzo 2007. Una sorta di scatola riaperta con almeno una ventina di pezzi inediti degli Ulan Bator formazione Cambuzat, Manchion, Lantignac. Ad accompagnamento di questa nuova raccolta, dopo quattro anni, Amaury Cambuzat ritorna a suonare a fianco del suo storico compagno d’avventure soniche Olivier Manchion e lo fa con un pugno di concerti condensati in piccoli club italiani veri e propri banchi da laboratorio per la sigla Ulan Bator, negli ultimi anni una delle band francesi più importanti della scena alternative. Qualche concerto per rinfrescare alla mente la potenza devastante del sound complesso e mai domo, massacrante ed irriverente, penetrante e duro della band parigina. Il Cibicida ha intervistato per i suoi lettori Amaury Cambuzat, proprio all’indomani del live di Roma ripassando, assieme a lui, un importante capitolo di storia musicale d’oltralpe. Buona lettura.
Domanda: In che modo è ricaduta sull’italiana Jestrai la scelta per la label di “Rodeo Massacre”? Un ulteriore avvicinamento al nostro paese?
Amaury: E’ stato un caso, in realtà, vivevo vicino ai loro uffici e quindi ci siamo incontrati in uno studio di registrazione per pura casualità dopo il missaggio di “Nouvel Air”…
Amaury: Hai ragione anche se trovo che sia un disco anche molto spinto sulle chitarre. Un po’ entrambe le cose, dunque. Poi ho scelto di usare tastiere comunque “vintage” come Wurlitzer, Solina, Mellotron, Prodigy o classiche come il pianoforte a coda su “Souvenir”…
Domanda: “God:Dog”, quanto ci hai pensato prima di rischiare questo titolo provocatorio? Rientra nel contesto “politico” di un disco come “Rodeo Massacre”?
Amaury: Ho scelto quel titolo per diverse ragioni: primo motivo suona bene “God” essendo l’anagramma di “Dog”. Secondo motivo, era un periodo in cui lavoravo con dei friulani… sentivo bestemmiare tutto il giorno: “Dio c…”! Terzo motivo un Dio con la testa di cane esisteva nell’Egitto antico quindi… nulla di provocatorio alla fine.
Domanda: La scelta di autoprodurvi è nata dall’esigenza di avere ancora più influenza sul risultato finale?
Amaury: I primi tre dischi degli Ulan sono stati prodotti da noi stessi. In realtà c’è solamente “Ego:Echo” che è stato affidato a Michael Gira (Swans). Pure “Nouvel Air” è stata una produzione artistica mia con un missaggio effettuato da Robin Guthrie (Cocteau Twins).
Domanda: Il vostro nuovo batterista è molto giovane, cosa ha portato alla vostra line-up?
Amaury: Per il momento Alessio suona con noi i pezzi già esistenti del gruppo e di quasi tutti i periodi. E’ molto bravo. Diciamo che Alessio ci dà la grinta sul palco essendo così “fresco” e potente. Ci voleva! Grazie ad Alessio siamo riusciti con Olivier a risuonare insieme dopo un break di quasi quattro anni.
Domanda: Come siete diventati due Faust tu e Olivier Manchion? Cosa riuscite a imprimere nella musica di Jean Hervé Peron e Werner “Zappi” Diermaier, voi che venite da un’esperienza musicale piuttosto diversa?
Amaury: La storia con i Faust è iniziata nel ‘96 quando i Faust giravano l’America assieme a musicisti come Tony Conrad, Keiji Haino, Sonic Youth, Gate… In Europa nessuno si interessava allora più di tanto al loro “come back” con il cd “Rien”… Con Olivier li abbiamo semplicemente contattati, abbiamo provato insieme e da li è nata una lunga storia che va avanti ancora oggi. Per noi i Faust sono come degli zii, fanno parte dalla nostra famiglia per la vita, al di là del fatto di suonare o no con loro.
Domanda: Durante il So Far Festival a Catania, le vostre postazioni sul palco erano separate: da un lato tu ed Olivier, dall’altro i Faust. Alla fine quella barriera cadeva; c’era un significato simbolico? Sono le due generazioni che si incontrano?
Amaury: No, ad essere sinceri è stato un caso. Eravamo tutti molto stressati quel giorno e stanchi. Non abbiamo calcolato la posizione sul palco. E’ stata una cosa decisa sul momento.
Domanda: Le categorie musicali sono indigeste anche a noi; ma se proprio doveste accostarvi ad una di queste due definizioni, quale scegliereste: noise o post-rock?
Amaury: Nessuna delle due. Post-rock per me significa tutto dopo Elvis. Noise invece: rumore. Preferisco: “European Rock Terrorists”.
Domanda: Come si muove il Cambuzat produttore per scovare gruppi emergenti degni di attenzione? Di recente Il Cibicida ha avuto modo di recensire ed intervistare i Dilatazione da te prodotti, dicci qualcosa su di loro…
Amaury: Anche lì e’ spesso la casualità a comandare. Mi muovo di più sui rapporti umani che sui gusti musicali. Se le persone, i musicisti dentro ad un progetto mi interessano, allora so già che la musica che verrà fuori sarà interessante quindi mi intriga collaborare come produttore. Nel caso dei Dilatazione era un gruppo che seguivo da forse cinque anni! Ero stato colpito fin dall’inizio dalle batterie di Alessio. Alla fine è stato come per l’incontro coi Faust: la musica dopo i rapporti umani.
Domanda: Domanda di rito: se ti dico Cibicida cosa ti viene in mente?
Amaury: La bici! O il CBGB (club from NYC)?! Sono indeciso…
* Supporto a cura di Emanuele Brunetto
* Foto d’archivio
A cura di Riccardo Marra