Discutere degli Arcade Fire oggi, quasi sul finire del secondo decennio di un nuovo millennio andato finora alla velocità della luce, vuol dire parlare di una delle poche, pochissime band che ha realmente rappresentato gli anni Zero prima e quelli Dieci poi (e chissà per quanto ancora). Il loro è stato un percorso in continua evoluzione che ha seguito e in parte dettato le tendenze, fino agli ultimi tempi – col nuovo album “Everything Now” alle porte che, stando a quanto abbiamo già ascoltato, prosegue sulla stessa scia – che li hanno visti conquistare sonorità che molti, a mo’ di presa in giro, avvicinano agli ABBA, come se fosse poco o semplice farlo senza risultare banali e, soprattutto, senza snaturarsi.
I canadesi arrivano in Italia a pochi giorni dall’uscita del disco, tanto che a Milano l’esecuzione di Electric Blue, una delle anticipazioni dall’album, è un debutto live assoluto. Il pubblico è scarso, difficile quantificare oggettivamente i presenti ma è certo che l’Ippodromo di San Siro s’è visto molto, molto più gremito per realtà molto, molto meno significative degli Arcade Fire: misteri del pubblico italiano, su cui un giorno qualcuno dovrà pur scrivere un qualche saggio. Magari queste specifiche date a ridosso della pubblicazione del nuovo lavoro avranno risentito dell’effetto transizione. Magari…
Preceduti dal set degli Hercules & Love Affair (che perdiamo perché le file per ingresso prima e ritiro tagliandi poi sono piuttosto corpose, forse un tantino più del giusto), Will Butler e i suoi si presentano sul palco alle 21.30 bollate e partono con un testa-coda: l’ultimissima Everything Now e uno dei pezzi forti dell’esordio come Rebellion (Lies). I brani dal nuovo disco saranno in totale cinque: oltre alle già citate Electric Blue e title track anche Chemistry, Signs Of Life e Creature Comfort. L’impatto è buono, soprattutto Creature Comfort si fa apprezzare parecchio, ma è chiaro come l’attenzione dei presenti sia rivolta piuttosto al repertorio degli Arcade Fire.
No Cars Go, ad esempio, da quel “Neon Bible” che ha da poco compiuto dieci anni e che resta (a nostro giudizio, eh) il miglior capitolo della band, ma anche The Suburbs, Ready To Start, Sprawl II o Reflektor e Afterlife, tutti brani che rendono semplice semplice la partecipazione del pubblico grazie ai cori e che favoriscono la magnificenza di una band numerosa che sul palco pare un unico elemento.
Will non perde occasione di ringraziare David Bowie, da sempre uno dei suoi punti di riferimento artistici, mentre Régine Chassagne gli dà il cambio alla voce segnando i passaggi più disco oriented del set. La scenografia è scarna, niente di trascendentale se non qualche visual e una macchina del fumo che sul finale viene spinta un po’ troppo fino ad avvolgere interamente e per alcuni minuti palco e musicisti.
Nell’encore c’è Wake Up, altro classicone da quel “Funeral” che nel 2004 diede il là col botto alla discografia della band, e poi c’è Neon Bible, nenia dai contorni apocalittici. Sullo schermo alle spalle degli Arcade Fire lampeggia la bibbia luminosa, la band lascia il palco e ringrazia, ma le luci non si riaccendono subito: c’è da aspettarsi qualcos’altro? No, decompressione, solo attimi di decompressione. Gli ABBA non sono mai stati così bravi.
SETLIST: Everything Now – Rebellion (Lies) – Here Comes The Night Time – Chemistry – Electric Blue – Signs Of Life – No Cars Go – The Suburbs – The Suburbs (Continued) – Ready To Start – Neighborhood #1 (Tunnels) – Sprawl II (Mountains Beyond Mountains) – Reflektor – Afterlife – Creature Comfort – Neighborhood #3 (Power Out) —ENCORE— Wake Up – Neon Bible