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Motta @ Circolo Magnolia, Segrate (MI) (20/04/2016)

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Da queste parti vi avevamo già raccontato meraviglie del disco d’esordio di Francesco Motta, un album che ha l’enorme merito di discostarsi dal classico cliché del disco indipendente italiano, in genere contenente un paio di pezzi buoni conditi da tanti riempitivi e nulla più. Il cantautore pisano è invece andato ben oltre, pubblicando un lavoro con una densità di qualità straordinaria per gli standard italici, complice una maniacale dedizione per ogni particolare (e qui – a detta dello stesso Motta – gran parte del merito sta nella produzione di Riccardo Sinigallia). Le attese erano dunque davvero alte per il suo live, che si rivela trionfale proprio perché l’ex Criminal Jokers ha curato ogni minimo dettaglio anche per la rielaborazione dal vivo dei suoi brani.

La sala piccola del Magnolia si riempie lentamente (ma si riempie) e ad aprire la serata ci pensano Berg (che non riusciamo a sentire) e Tight Eye, nuovo progetto della giovane Giulia Bonometti. L’idea è abbastanza interessante (delicatissimo pop in salsa 60s) e la Bonometti canta bene, aiutata da un’ottima presenza scenica. Alcuni brani non sono dall’impatto immediato, ma canzone dopo canzone il live cresce bene. Le potenzialità ci sono, il futuro ci dirà.

Dopo un quarto d’ora è la volta di Motta, che in appena due mosse fa capire da subito l’esito più che positivo che prenderà la serata: una parte delle percussioni piazzate davanti, in modo tanto sfrontato quanto esemplificativo dell’enorme personalità di Francesco sul palco, e l’esecuzione dell’iniziale Prenditi quello che vuoi, stravolta rispetto all’ermetica versione in studio con un crescendo trionfale che ricorda “Rebellion (Lies)” degli Arcade Fire (mica roba da poco). Oltre alla sua band d’ordinanza, Motta ospita sul palco anche Laura Arzilli al basso e per un paio di brani Pietro Alessandro Alosi de Il Pan del Diavolo alla chitarra. Avendo i due musicisti collaborato pesantemente alla realizzazione dell’album, va da sé che la loro presenza stasera risulti decisiva per far fare il definitivo salto di qualità al concerto.

Se continuiamo a correre, psichedelica su disco, qui diventa punk d’antologia: il riff stavolta eseguito con una decisa chitarra elettrica è un’autentica rasoiata al cuore, la voce graffiante di Alosi pure: miglior brano della serata, senza se e senza ma. Dall’alto della sua esperienza la Arzilli dà ritmo col suo basso e sembra suonare con estremo gusto sonorità più vivaci rispetto a quelle che in genere propone con Sinigallia. Un altro momento altissimo del live è costituito da Del tempo che passa la felicità, valorizzata ulteriormente da una lunga e introspettiva introduzione strumentale che si incastona perfettamente in una struttura musicale già meravigliosa. Bene, benissimo anche Prima o poi ci passerà, irresistibilmente danzereccia per l’occasione, brano che in una nazione come la Francia (da sempre attenta al pop radiofonico più raffinato) farebbe probabilmente sfracelli. Non manca il resto del disco, non manca un omaggio ai Criminal Jokers.

E poi c’è lui, Francesco Motta da Pisa: carisma da primo della classe anche dal vivo, talento cristallino valorizzato per bene da Sinigallia, che si gode in solitudine in fondo alla sala il live da dieci e lode del suo pupillo. Il pubblico acclama ogni brano ed esce dal Magnolia entusiasta, segnale che la qualità e il coraggio in Italia ogni tanto pagano. Per chi fosse interessato, Motta è ad inizio tour: consigliatissimo.

Una malattia cronica chiamata britpop lo affligge dal lontano 1994 e non vuole guarire. Bassista fallito, ma per suonare da headliner a Glastonbury c'è tempo. Già farmacista, ha messo su la sua piccola impresa turistica. Scrive per Il Cibicida dal 2009.

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