Proprio oggi è uscito ufficialmente “The Bela Session”, la testimonianza delle primissime registrazioni effettuate dai Bauhaus nel Gennaio 1979, appena poche settimane dopo la formazione della band. In pratica parliamo di quarant’anni tondi tondi da quando Peter Murphy e i suoi hanno cominciato − e in verità finito poco dopo − a scrivere una delle pagine più importanti, se non la più importante, del versante gothic del post punk. Oltre che con l’EP sopraccitato, la ricorrenza viene celebrata da Murphy con un tour in cui sta proponendo dal vivo un set integralmente dedicato alla sua creatura delle tenebre, accompagnato dal bassista David J. Quindi metà esatta dei Bauhaus di nuovo insieme per autocelebrarsi.
Al Fabrique di Milano il tenore della serata è quello ampiamente previsto, in sala il colore predominante (e pressoché esclusivo) è il nero e l’età media è ovviamente non proprio verdissima, segno di uno zoccolo duro che non ha mai smesso di seguire Murphy tributandogli i giusti riconoscimenti per il suo seminale percorso artistico. Alle 22:05 si parte proprio da “In The Flat Field”, lo sconvolgente esordio della band pubblicato nel 1980, con Double Dare, poi la title track, A God In An Alcove, Dive, The Spy In The Cab, Small Talk Stinks, St. Vitus Dance, Stigmata Martyr e Nerves, ovvero (quasi) l’intero primo album dei Bauhaus tutto d’un fiato.
A Murphy, che quando sale sul palco per le sue performance da solista ha un approccio parecchio più dimesso e cantautorale, basta riavere alle spalle la sigla Bauhaus per ritrasformarsi nell’eccentrico vampiro che tutti conoscono, un vero e proprio Re dell’oscurità che si muove a suo agio tra fumi e urla. La discesa nelle catacombe dei Bauhaus arriva al culmine, e non poteva essere altrimenti, con Bela Lugosi’s Dead, che a distanza di quarant’anni mantiene intatto il suo fascino decadente, al pari della Dark Entries che inaugurava “In The Flat Field” e che qui chiude il set dopo, tra gli altri, un pezzo da novanta come Kick In The Eye, che si conferma brano cardine della produzione dei Bauhaus.
Al rientro sul palco Murphy sembra infastidito da qualcuno/qualcosa, così si congeda concedendo la sola Severance, cover dei Dead Can Dance che s’incastona bene fra le trame dei Bauhaus. Non era certo da questo tour celebrativo che avremmo dovuto desumere l’importanza dell’esperienza Bauhaus, ma non era neanche così scontato che, dopo tutti questi anni, fosse così straripante lo stato di forma di Murphy nel riproporre i classici del repertorio della band. Esserci era un imperativo.
SETLIST: Double Dare – In The Flat Field – A God In An Alcove – Dive – The Spy In The Cab – Small Talk Stinks – St. Vitus Dance – Stigmata Martyr – Nerves – Burning From The Inside – Silent Hedges – Bela Lugosi’s Dead – She’s in Parties – Adrenalin – Kick In The Eye – The Passion Of Lovers – Dark Entries —ENCORE— Severance (Dead Can Dance cover)