Sono davvero un mistero le dinamiche che portano il pubblico a rispondere in massa alla chiamata di questo o quell’artista: le Savages arrivano a Milano per la terza volta in carriera, per l’unica data italiana del tour a supporto di “Adore Life”, il loro secondo album, e l’attesa non è quella che ci si sarebbe aspettati per una delle realtà più in vista del momento. I Magazzini Generali, location tutt’altro che enorme (e tutt’altro che idonea, aggiungiamo con un pizzico di insoddisfazione), non sono andati sold out in prevendita e non raggiungono l’obiettivo neanche nel corso della serata, ma già nei giorni precedenti, in rete, non è che ci fosse stato ‘sto gran parlare del concerto.
Ad aprire per Jehnny Beth e le altre ci sono i nipponici Bo Ningen, che avevamo già visto all’opera durante l’edizione 2014 di Ypsigrock Festival: incendiari come sempre, sembrano però destare nei presenti più “curiosità” che vero e proprio “apprezzamento”, ed è un peccato perché Taigen Kawabe e soci sanno eccome il fatto loro, un noise acidissimo che spazza via ogni confine geografico.
Alle 21.50 è la volta delle protagoniste della serata e si percepisce immediatamente come la band stia facendo passi da gigante in termini di crescita: se i brani dell’esordio “Silence Yourself” mantengono intatte le asperità post punk (vedi l’esplosiva I Am Here con cui le quattro aprono il set), è con i pezzi di “Adore Life” che si sente come anche dal vivo, oltre che su disco, il sound delle Savages stia diventando più pieno e corposo: l’album viene eseguito per intero, sugli scudi Surrender e Adore, con una sezione ritmica scurissima che non si limita a picchiare forte, vero e proprio humus in cui prende vita ciascun passaggio.
Jehnny Beth è magnetica (ma questo lo sapevamo già), si dimena sul palco, poi si lancia su un pubblico che la erge a mo’ di simulacro pagano, poi sta in piedi immobile, al centro, con lo sguardo perso verso fondo sala, quasi in estasi: è un valore aggiunto Jehnny, una leader che non ha molti eguali nell’attuale panorama alternative, glielo si legge negli occhi che la sua non è recita, non è personaggio. Dopo aver dedicato She Will a tutte le donne in sala e festeggiato il compleanno della batterista Fay Milton con tanto di canzoncina scandita dal pubblico, il live si conclude con la consueta Fuckers e l’invito di Jehnny al pubblico: «Non fatevi fottere da nessuno!».