[adinserter block="3"]
Home LIVE REPORT Swans – 30/11/2012 – Bologna – Locomotiv Club

Swans – 30/11/2012 – Bologna – Locomotiv Club

Il brutto anatroccolo è una fiaba fuorviante. Andersen doveva ben essere ornitofilo per riuscire a tracciare un ritratto positivo dei cigni. Eleganti animali dal regale splendore, certo, ma dotati di un’indole tutt’altro che conciliante. Chiedetelo alle papere, ve ne daranno conferma. In alternativa, se di pennuti che possano testimoniare non se ne trovano nei paraggi, andate ad un concerto degli Swans. Bologna. Pioggerella sottile. Freddo. Non vedi l’ora di entrare nel locale scelto come cornice del ritorno in Italia della storica band newyorkese: il Locomotiv, uno stanzone smilzo dalle pareti sobriamente rosse. Un palco, un Sir Richard Bishop qualunque seduto a terra con la sua chitarra, a farla parlare. Speravi facesse un bel caldo lì dentro, ma non è abbastanza. Non ancora almeno. Dieci e dieci. I musicisti salgono sul palco per completare il soundcheck. Proprio loro, non dei comuni tecnici. Questo si chiama perfezionismo. Ovvero, detto à la Gira, mancanza di fiducia nelle capacità degli umani, quegli idioti. Dieci minuti più tardi, persino in anticipo, arriva il momento di salutare la luce, di intraprendere la discesa nell’Ade. E’ con To Be Kind che comincia il Grande Buio. Ci saranno anche “millions of stars in your eyes”, ma al momento non illuminano. Esiste solo il nero che t’avviluppa le viscere. Tanto vale chiuderli gli occhi, non servono. Dentro inizia a ribollire l’anima, improvvisamente rimestata. Si contorce, voluttuosamente violenta. Lo desidera quel buio assoluto, seducente. Lo reclama per sé con impazienza. Perché sa che è lì, nell’oscurità, quando tutto il resto sarà stato spazzato via, che riceverà il dono dell’oblio.

E’ la volta di Avatar e She Loves Us. Poi Coward. “Put your knife on me”, sì. La musica penetra come una lama affilata, distorce e distrugge. Quindi diviene fior di loto. Ed allora è dimenticanza, è il vuoto. Quello che senti quando i bassi scuotono l’aria e rimbombano nella cavità toracica. Percepisci i tuoi organi, uno ad uno, inerti. L’ossigeno non circola, il sangue non arriva al cuore. E proprio nella mancanza apparente di vita, nell’assenza, sperimenti il sublime. In quel momento sei libero, sgravato dagli affanni, dal peso dei ricordi. Sarebbe perfetto se finisse qui, così. Invece no. Ecco The Seer, maestosamente schizofrenica. Solo che ormai sei saturo. Hai visto il buio, hai conosciuto il non essere, hai saputo l’assoluto. Non puoi andare oltre. Dunque spalanchi gli occhi, rientri nel mondo. Ed è paradossale che proprio ora il suono si faccia estenuante ripetizione. Perché così, a mente lucida, esso diviene rumore, fastidio. A tal punto che quando l’impianto elettrico, inadeguato a volumi così spropositatamente alti, salta, ti ritrovi ad esserne grato. Solo le campane tubolari ripetono implacabili il loro ritornello. Ma non riescono più a spaventarti, private dell’assillante coro degli altri strumenti. Almeno finché la corrente non torna, e non tarda a farlo. L’ossessione quindi riprende e si sviluppa in un’ultima, interminabile improvvisazione finale. Il tutto orchestrato da un Gira invasato e terrificante, spietato nei confronti dei suoi musicisti, sprezzante verso il pubblico. Al solito. Due ore e trenta di disturbo allo stato sonoro, da uscirne stremati. Eccessivo, allucinante. Parto del genio di artisti malati e talentuosissimi. Sono pazzi i Cigni. E sono neri.

SETLIST: To Be Kind – Avatar – She Loves You – Coward – The Seer – (Improvvisazione)

A cura di Giorgia Pezzali

Nessun commento

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Exit mobile version