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Aaron Frazer – Introducing…

Non sono in moltissimi a conoscere Durand Jones & The Indications, outfit retro-soul con due buoni album all’attivo (e una eccellente cover di “Young Americans” promossa da Spotify nelle sue playlist lo scorso anno), quindi il nome di Aaron Frazer, batterista, autore principale e occasionalmente vocalist della band, suonerà probabilmente misconosciuto ai più. E poi diciamocela tutta, i gruppi retrò non sempre sono ben visti, l’ossessione per un’epoca mai vissuta e per una musica fuori moda viene vista come una malsana fissazione nella migliore delle ipotesi, o una strategia di mercato nella peggiore.

Ma fareste male a passare oltre vedendo la (oggettivamente bruttina) copertina di Introducing…, perché Frazer non è solo un autore straordinario e un batterista di livello, ma anche un cantante di rara bravura, il cui falsetto porta alla mente fuoriclasse quali Curtis Mayfield o Smokey Robinson – che poi è ciò che deve aver pensato anche il buon vecchio Dan Auerbach, metà dei Black Keys e fondatore e proprietario della Easy Eye Sounds, che in questo disco non solo si prende la responsabilità di produrre, ma si mette anche alla chitarra ed è co-autore di tutti i pezzi.

Auerbach l’aveva fatto (tra le altre occasioni) già con “Locked Down” (2012) di quel genio mai troppo celebrato di Dr. John e, infatti, ci sono diverse similarità tra i due album. La prima, il sempre eccellente Nick Movshon (Black Keys, Amy Winehouse, Mark Ronson, Charles Bradley, Bruno Mars) al basso, parte anche qui di una band di alto livello; la seconda, un suono certamente basato o meglio radicato nei grandi classici del passato, ma che non suona invero retrò, passato, vecchio, bensì fresco, moderno. L’ultima, infine: la personalità dell’attore protagonista lasciata respirare e aiutata a uscire fuori nel migliore dei modi.

Sì, perché Aaron Frazer suona, scrive e canta come un veterano e non si lascia scappare l’occasione per tirare fuori una grande performance, eclettica perfino: se la cava parimenti bene in pezzi tiratissimi come il singolo Over You e in ballate di classico soul/gospel come Leanin’ On Your Everlasting Love, persino su pezzi dal sapore vagamente latino come Have Mercy.

“Introducing…” non ha mai cali qualitativi o di tensione e cresce agli ascolti multipli, grazie sicuramente alla dote naturale di Frazer per le melodie memorabili e per la straordinaria qualità degli arrangiamenti e delle performance, certamente non nuove nelle produzioni di Auerbach, qui magistralmente defilato ma fondamentale all’interno dell’economia dei pezzi, spesso retti dal basso di Movshon e dalla batteria di Frazer. Mai con la sua band aveva raggiunto un risultato del genere e sarebbe un peccato lasciare un talento tale dietro le quinte dopo aver visto cosa è capace di combinare (e non chiamatelo retrò).

(2021, Dead Oceans / Easy Eye Sounds)

01 You Don’t Wanna Be My Baby
02 If I Got It (Your Love Brought It)
03 Can’t Leave It Alone
04 Bad News
05 Have Mercy
06 Done Lyin’
07 Lover Girl
08 Ride With Me
09 Girl On The Phone
10 Love Is
11 Over You
12 Leaning’ On Your Everlasting Love

IN BREVE: 4/5

Reverendo Dudeista, collezionista ossessivo compulsivo, avvocato fallito, musicista fallito. Ha vissuto cento vite, nessuna delle quali interessante. Scrive per Il Cibicida da un numero imprecisato di anni che sarebbe precisato se solo sapesse contare.

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