Il tema lascerebbe pensare a una musica più riflessiva, che si allontana un po’ dalle atmosfere scanzonate dei precedenti lavori. Alcuni avranno pensato alla nemesi di “Yours To Keep” e, invece, lo stile che si ritrova in “Francis Trouble” è sulla falsa riga dei precedenti lavori: allegro, sbarazzino, di facile ascolto. Un contrasto, forse, volontariamente ricercato che ben si adatta alla personalità dell’artista.
Ma nel setaccio dai cui fori passano le elucubrazioni di noi amanti del genere, non rimane purtroppo nessuna pietra preziosa. Il disco è un condensato di tutto l’indie rock del nostro tempo, con citazioni e rimandi a gruppi che quel genere l’hanno fatto grande. L’amarezza sta nelle poche aggiunte a un discorso che sembra davvero esaurito, brani che ricordano le sonorità dei The Strokes stessi, degli Arctic Monkeys, dei Kasabian, in un caleidoscopio nostalgico di già sentito e di stantio.
Lo stile, l’impronta di Hammond, è totalmente coperta dal brusio del noto e fatica a imporsi, dando vita a una serie di tracce che potrebbero benissimo essere aggiunte agli album dei gruppi già citati (Tea For Two potrebbe essere inserita nella tracklist di “Favourite Worst Nightmare” degli Arctic Monkeys, la traccia d’apertura DvsL in “Room On Fire” dei The Strokes).
Nel complesso, “Francis Trouble” segna il punto di stallo di un autore da cui ci aspettavamo un passo decisivo verso la qualità e una produzione originale nel mondo del rock. Un’occasione sprecata a cui i canticchiabili ritornelli non riescono a porre rimedio.
(2018, Red Bull)
01 DvsL
02 Far Away Truths
03 Muted Beatings
04 Set To Attack
05 Tea For Two
06 Stop And Go
07 ScreaMER
08 Rocky’s Late Night
09 Strangers
10 Harder, Harder, Harder
IN BREVE: 2,5/5