Di base a Berlino, la cantautrice tedesca imprime il dolore romantico della sua terra in queste composizioni dal tono elegiaco. A farla da padrona è la sua voce ammaliante che declama sermoni notturni che sbocciano da idee e strutture semplici, vestite con arrangiamenti ben rifiniti, in cui tutti gli strumenti trovano una naturale allocazione.
E’ facile scovare dei termini di paragone. La Schroeder viene dalla scuola classica di cantautori come Nick Cave, Mark Lanegan, Lou Reed e non di rado echeggiano le sfumature vocali di Marlene Dietrich nel suo stile (Summer Came To Say Goodbye). Ma c’è tanto di personale in queste dieci canzoni.
Il lento incedere di Dead Man’s Eyes avanza tra le aride terre del folk bradicinetico degli Earth, Ghosts Of Berlin suona leggiadra come una chanson française. I colpi migliori però la Schroeder li spara con i blues tormentati di The Spider e della meravigliosa title-track dal decadentismo baudelairiano. Si sfiorano picchi di inusitata poesia sonora con la struggente Until The End, quasi un pianto sussurrato in ginocchio di fronte alla lapide di un amore perso per sempre. Sublime. E davvero in pochi rintraccerebbero i connotati di “Heroes” di David Bowie nella totale trasfigurazione di Helden, una cover sorprendente che trasforma uno dei cavalli di battaglia del Duca Bianco in una crepuscolare ballata.
Avvolto in una foschia quasi mistica, “Where The Wild Oceans End” sta in punta di piedi su una roccia a strapiombo che sovrasta il tempestoso schiumare delle onde. Basta un attimo per cadere giù e perdersi nell’oceano selvaggio di Andrea Schroeder.
(2014, Glitterhouse Records)
01 Dead Man’s Eyes
02 Ghosts Of Berlin
03 Until The End
04 Helden
05 Fireland
06 The Spider
07 Where The Wild Oceans End
08 The Rattlesnake
09 Summer Came To Say Goodbye
10 Walk Into The Silence
IN BREVE: 4/5