Ásgeir Trausti Einarsson elabora un pop che si abbevera all’electro-soul di James Blake – la cui schiera di proseliti cresce di settimana in settimana – e il folk acustico immalinconito à la Bon Iver. Seppur mostrando buone doti compositive, Ásgeir resta inchiodato nello schemino della ballad emotiva, non spinge mai a fondo e non lascia (quasi) mai che le canzoni spicchino il volo.
Laddove tenti di emanciparsi dalla formula, il giovane cantautore (è un classe ’92, va detto) gioca meglio le sue carte, calando l’asso King And Cross, dalla melodia pop deliziosa e accattivante che si conficca in testa dopo solo un ascolto.
Appare inevitabile, nel suo corredo genetico, il seme dei Sigur Ros, che si rintraccia in Torrent e Head In The Snow, mentre Summer Guest sembra un delicato omaggio ai Fleet Foxes.
“In The Silence” viaggia interamente su toni garbati da fioca luce albeggiante che trapela dalla finestra. Non è un male, ma neanche una virtù soprattutto se l’album, a lungo andare, dimostra una monotonia di fondo che fa somigliare ogni canzone all’altra. Non ci sono lampi di genio, non tanto negli arrangiamenti, quanto nell’appeal melodico.
Costatata la giovane età, Ásgeir mostra di avere un gran potenziale (il suo timbro vocale è vellutato, molto ben calibrato, in certi punti riecheggia vagamente Jeff Buckley), ma gli mancano ancora le canzoni capaci di farsi ricordare e far breccia, quelle che superano indenni la prova del tempo. Lo attendiamo al prossimo giro.
(2014, One Little Indian)
01 Higher
02 In The Silence
03 Summer Guest
04 King And Cross
05 Was There Nothing?
06 Torrent
07 Going Home
08 Head In The Snow
09 In Harmony
10 On That Day
11 Soothe The Pain
IN BREVE: 2,5/5