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Bambara – Birthmarks

A volte nella vita, e quindi anche nella musica per chi di musica vive, la fortuna risulta essere molto più determinante del talento. Non che il talento conti poco, affatto, ma la storia insegna come da solo non sia mai bastato, ché se fosse così vivremmo di certo in un mondo migliore. Nel caso degli americani Bambara, che sono ormai in giro discograficamente da una quindicina d’anni, la fortuna ha coinciso in primis con aperture importanti, visto che gente come Idles, Nothing, Daughters e addirittura Foo Fighters li ha voluti sul palco prima di loro; poi c’è stato l’inserimento della loro “Miracle” nella soundtrack della serie TV “Peaky Blinders”, una di quelle cose che se capita al momento giusto può svoltare davvero una carriera; infine è arrivata la Bella Union, che li ha messi sotto contratto dandogli una visibilità chiaramente maggiore rispetto al passato.

Tutto questo per dire che oggi, con questo Birthmarks che segna il loro esordio con la nuova etichetta, i Bambara sembrano davvero pronti a spiccare il volo. Un volo che, lo diciamo subito, meritano di spiccare adesso ma lo avrebbero meritato anche in passato, solo che… la fortuna di cui parlavamo in apertura non era ancora arrivata. Il lavoro svolto dalla band dei fratelli Bateth per il confezionamento di questo loro quinto album, peraltro, si è orientato verso un ammorbidimento delle proprie sonorità, abbandonando seppur parzialmente le asperità del post punk blueseggiato che imperversava nei loro precedenti dischi, per orientarsi su una formula più suadente condita da un largo utilizzo di elementi sintetici e ritmi rallentati.

L’iniziale Hiss, ad esempio, flirta con un trip hop scurissimo che si addice alla perfezione alla tonalità vocale di Reid Bateth, dicendola lunga sulla direzione intrapresa da questi Bambara targati Bella Union. Sulla stessa falsariga anche Face Of Love, con tracce come Letters From Sing Sing e Pray To Me che hanno invece quelle accelerazioni che ai Bambara riescono sempre meravigliosamente (e non è probabilmente un caso che entrambe queste tracce siano state scelte come anticipazioni da estrarre dall’album). La new wave spinta di Holy Bones e l’impostazione da cinema noir dei due minuti di Elena’s Dream narcotizzano la parte centrale di “Birthmarks”, aprendo la strada alla parte finale del disco in cui spiccano Because You Asked e Smoke, che sono due meravigliose ballad goticheggianti che puntano il loro laser sull’incontrastato Re del genere, ovvero Nick Cave, la cui presenza aleggia ingombrante un po’ sull’intero lavoro. Nonché Dive Shrine, in cui i Depeche Mode incontrano i The National.

Raccontato così come ve l’abbiamo raccontato − credeteci sulla parola, anzi andate a verificare voi stessi, fatevi questo favore − “Birthmarks” non può che attestarsi come il miglior lavoro pubblicato fino a questo momento dai Bambara, cinematico dal primo all’ultimo dei suoi quasi trentasette minuti di durata, prodotto in maniera eccelsa (c’è anche lo zampino di Graham Sutton dei Bark Psychosis), scuro e atmosferico come mai la band era stata prima, ma come era evidente avrebbe sempre dovuto essere. Come dicevamo: pronti a spiccare il volo, ma questa volta davvero.

2025 | Bella Union

IN BREVE: 3,5/5

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