Ecco, non avremmo mai voluto dirlo, visto che con l’esordio “Goddess” del 2014 ci aveva fatto ben sperare per il futuro della sua carriera, ma quello di Jillian Banks è diventato esattamente uno di quei nomi e il motivo è presto detto: già col precedente “The Altar” (2016), ma soprattutto con questo III appena licenziato, la sua è diventata una proposta totalmente flat, in cui nessuna traccia (se non un paio di singoli: tre anni fa c’era “Gemini Feed”, oggi c’è Gimme) riesce a emergere da un groviglio di suoni tutti simili e atmosfere pressoché indistinguibili una dall’altra.
Oggi come nel 2016 è un peccato, perché la voce di Jillian meriterebbe di potersi mettere in mostra con qualcosa di più stimolante della confusionaria Look What You’re Doin To Me o del tribalismo da Garage Band di Alaska. Ma, al di là della realizzazione tecnica su cui si potrebbe discutere per ore senza arrivare a niente, a mancare sono proprio i brani, le melodie accattivanti e soprattutto i refrain giusti per farli esplodere. Un peccato che, se per altri potrebbe anche essere considerato veniale, per un’aspirante popstar come Banks (perché è chiaramente lì che guarda) diventa capitale.
E così tra il Bon Iver più recente e Frank Ocean, tra FKA Twigs e James Blake, tra Kelela e SOHN, potrebbe anche capitare di beccare nella sequenza un brano preso in prestito da quest’album: ma siamo sicuri che riuscirebbe ad attirare l’attenzione di chi non conosce già Banks? Il dubbio appare legittimo, la svolta non c’è ancora stata e adesso il rischio che tante buone potenzialità finiscano per andare perse è diventato davvero alto.
(2019, Harvest)
01 Till Now
02 Gimme
03 Contaminated
04 Stroke
05 Godless
06 Sawzall
07 Look What You’re Doing To Me (feat. Francis And The Lights)
08 Hawaiian Mazes
09 Alaska
10 Propaganda
11 The Fall
12 If We Were Made Of Water
13 What About Love
IN BREVE: 2/5