Le premesse per Purple stanno tutte qui, in un periodo pieno di ombre che nonostante tutto non genera un album disperato. Abbandonata la Relapse, i Baroness battezzano la propria label Abraxan Hymns con un lavoro che segna un netto miglioramento rispetto al molle e dispersivo “Yellow & Green” di tre anni fa, mettendo a fuoco un songwriting che iniziava a mostrare crepe.
Sebbene le parti strumentali abbiano riacquistato una certa potenza, l’handicap maggiore del gruppo rimane però la voce di Baizley. Vista la svolta melodica intrapresa, il frontman è inadeguato a rivestire il ruolo di cantante: le voci sono tutte a dinamiche sparate e difettano di estro creativo risultando qua e là alquanto prevedibili, oltre a essere cariche di armonizzazioni che appesantiscono l’ambiente sonoro.
Eppure gli spunti interessanti non latitano, anche se il debito ai Mastodon è pagato con interessi ingenti (Morningstar sembra saltare fuori da “The Hunter”, Desperation Burns e Kerosene altrettanto): ci sono riff ficcanti, gli intarsi melodici arricchiscono gli arrangiamenti (Try To Disappear) anche se ogni tanto sfociano in barocchismi superflui (Chlorine & Wine). Fa la sua elegante figura anche l’accorata e dolente If I Have To Wake Up (Would You Stop The Rain?), ballad dal refrain anthemico che dimostra come i Baroness siano cresciuti rispetto a “Yellow & Green”.
Con una vena anni Settanta screziata qua e là da timidi accenti psichedelici, “Purple” mostra canzoni più muscolari ma tenute sempre a bada dalla costante ricerca di un ritornello catchy che si memorizzi in fretta. Non ci sono ancora i frutti sperati, soprattutto per la mancanza di un cantante degno del ruolo, ma pare evidente che i Baroness siano sulla strada giusta per calibrare al meglio gli equilibri.
(2015, Abraxan Hymns)
01 Morningstar
02 Shock Me
03 Try To Disappear
04 Kerosene
05 Fugue
06 Chlorine & Wine
07 The Iron Bell
08 Desperation Burns
09 If I Have To Wake Up (Would You Stop The Rain?)
10 Crossroads Of Infinity
IN BREVE: 3,5/5