La differenza che per prima salta all’orecchio con “Earthbeat” sta tutta nell’approccio chitarristico: dello shoegaze di marca Jesus And Mary Chain che sferzava il primo capitolo della discografia dei Be Forest resta qui poco o nulla. C’è una liquidità sonora che fa il paio con l’aumento delle percussioni (vedi Ghost Dance o l’intermezzo strumentale Totem II) e con l’inserimento di nuovi elementi quali i fiati e i synth, appannaggio della new entry Lorenzo Badioli, aggiuntosi di recente al terzetto originario.
La voce di Costanza Delle Rose, non più sovrapposta agli strati prettamente new wave di “Cold.”, diventa la definitiva protagonista dei brani: sirena ammaliatrice di chiare discendenze dream pop, trasla i Be Forest dalle asperità degli esordi all’attuale rotondità, con una naturalezza che giustifica l’evoluzione stilistica della band.
Anche il gioco dei richiami, così, cambia drasticamente prospettive. C’è tanto dei The XX, a partire dalla strumentale d’apertura Totem – che riprende molto da vicino l’intro del loro primo omonimo album – ma in generale nel less is more cui si affidano i Be Forest traendo spunto dall’espressiva semplicità degli inglesi. Airwaves ha qualcosa dei Blonde Redhead più eterei, grazie soprattutto al momentaneo rientro della sei corde e al cantato indolente di Costanza. Hideway guarda un attimo a Oriente, mentre il binomio Captured Heart / Lost Boy è a tutti gli effetti il manifesto dei Be Forest targati 2014, ascoltare per credere.
Dopo un 2013 ricchissimo per l’indipendente italiano, anche quest’anno inizia a regalare le prime soddisfazioni con una formazione, i Be Forest, che non a caso ha riscosso e sta riscuotendo un certo apprezzamento anche al di fuori dei nostri confini. Promossi a pieni voti.
(2014, We Were Never Being Boring)
01 Totem
02 Captured Heart
03 Lost Boy
04 Ghost Dance
05 Airwaves
06 Totem II
07 Colours
08 Sparkle
09 Hideway
IN BREVE: 3,5/5