I silenzi come bocchettoni dell’ossigeno sono la sopravvivenza dell’espressione perché ne danno respiro e contegno. I silenzi sono tempi musicali, sospiro tra un arpeggio e l’altro, parole bianche si potrebbe dire spostando il concetto alla musica. Bill Callahan torna dopo sei lunghissimi anni e lo fa con un disco pieno di canzoni e pieno di silenzi. Shepherd In A Sheepskin Vest è un album di poesia. Parole che scivolano con naturalezza, sembrano rugiada su fette di foglie. Venti canzoni che sono tutt’altro che un’abbuffata perché concepite come bozzetti da due minuti. Bozzetti in cui la vita è la scusa per raccontare.
Un pastore, che veste un gilet di pelle di pecora, è triangolato dal sole e dalle colline e gusta il silenzio interrotto solo dal fruscio del vento. Il mondo di Bill è questo, è fatto di strumenti acustici, voce corposa, storie, scricchiolii, stridere dolce di corde di chitarra. Un cerchio perfettamente descritto in Circles: “Ho fatto un cerchio quando ho incrociato le sue mani sul petto”, una canzone sulla morte vista come fine delle sofferenze e nuovo balenare di luce.
In Writing Bill spiega il suo stato d’animo: “È bello scrivere di nuovo, l’acqua limpida scorre dalla mia penna (…) sono bloccato nelle alte rapide, la notte si chiude. È bello cantare di nuovo”, facendo riferimento all’assenza di ben sei anni dall’ultimo “Dream River” del 2013. E il fiumedi questo disco scorre, scorre, scorre limpido. Scorre di note, parole, storie. Tra un silenzio e l’altro. Dove la nemica numero uno è la fretta: lei nel mondo di Callahan non può metterci piede.
(2019, Drag City)
01 Shepherd’s Welcome
02 Black Dog On The Beach
03 Angela
04 The Ballad Of The Hulk
05 Writing
06 Morning Is My Godmother
07 747
08 Watch Me Get Married
09 Young Icarus
10 Released
11 What Comes After Certainty
12 Confederate Jasmine
13 Call Me Anything
14 Son Of The Sea
15 Camels
16 Circles
17 When We Let Go
18 Lonesome Valley
19 Tugboats And Tumbleweeds
20 The Beast
IN BREVE: 3,5/5