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Black Country, New Road – Forever Howlong

Non è certo colpa loro. Non è certo colpa dei Black Country, New Road se una mattina di Gennaio del 2022 Isaac Wood dice basta. Lo fa quattro giorni prima dell’uscita di “Ants From Up There” e nella maniera più silenziosa possibile. Quel ragazzo dal talento puro, la voce portentosa, ma dall’emotività strizzata come un panno zuppo, dice basta perché la sua mente lo tiene sotto scacco. D’altronde bastava scrutarlo in un live sensazionale come quello al Queen Elizabeth Hall (Novembre del 2021) per capire la portata della sua disperazione quando, nella coda di “Basketball Shoes”, quasi precipita a terra a causa del patos.

Il 2022 dunque è un anno paradossale per i BCNR: mentre “Ants From Up There” riceve elogi dappertutto (terzo posto per vendite in Inghilterra, dodicesimo in America) e le canzoni a cavallo tra una fanfara magnetica e canto post punk diventano un classico di quel momento storico appena fuori dal COVID, la band è costretta a fermarsi, a ripensarsi. Wood sparisce, si verrà a sapere dietro il bancone di una panetteria e poi solo oblio.

Di lì il tentativo di tenersi a galla come ensamble, ripensarsi come entità. E alla fine la band non molla, stretta dalla grande amicizia tra i componenti. È così che, dopo un tour a sperimentare canzoni inedite e il “Live At Bush Hall” del 2023, arriva a questo Forever Howlong. Un disco però debole. Senza guizzi né cadute. Un disco sottile. Undici passaggi sonori insipidi, con canzoni acustiche e altre condite, ovviamente, dal comparto orchestrale tipico dei BCNR oltre a qualcos’altro più prog e barocco.

Dei Black Country, New Road resta solo la seconda parte del nome abbandonata la sfera più nera che faceva di loro una band di impatto. E non è colpa loro se Isaac ha deciso di dire basta portandosi via il senso di questo gruppo miracolosamente in equilibrio tra strumentalismo folk jazz e baratro emotivo, e anche la sua voce, che era il fragore del crollo di una parete di ghiaccio. L’incontro dei due mondi faceva la differenza: Wood sgrassava i BCNR e i BCNR articolavano Wood. Il nero di Wood e il bianco della band: la musica è contrasto.

Tutto ciò di cui invece è privo “Forever Howlong” che viaggia su frequenze piatte e mai emozionali. Un saggio scolastico di musica con un teatro colmo di parenti annoiati. E sì che l’inizio di Besties fa ben sperare con quell’attacco epico di archi e canto, e sì che Two Horses è un brano che ha dei gustosi cambi di paesaggio, e sì che Tyler Hyde, Georgia Ellery e May Kershaw (che si alternano al canto) sfoggiano apprezzate doti vocali con armonizzazioni non banali. Ma tutto resta lì, evanescente, come un colpo di fiato sul vetro. E non è colpa di nessuno. Neanche di James Ford (Depeche Mode, Blur, Arctic Monkeys, Fontaines D.C.), chiamato a produrre un disco fondamentalmente senz’anima.

2025 | Ninja Tune

IN BREVE: 2/5

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