World Eater è il nuovo capitolo a firma Blanck Mass e, in fin dei conti, ci troviamo al cospetto dello stesso equivoco del predecessore, forse persino acuito: leggi il titolo, guardi l’artwork con quei denti pronti a lacerare carni, ascolti le dichiarazioni di Power su come questo sia un disco rabbioso rivolto a persone arrabbiate e t’aspetti che il contenuto rispecchi coerentemente la facciata. Nulla di tutto ciò: a parte un passaggio orientato all’industrial come The Rat, in realtà a farla da padroni sono piuttosto la morbidezza di Please o i modaioli effetti vocali di Silent Treatment.
Nelle intenzioni di Power probabilmente la sensazione voluta andava perseguita con l’accelerazione dei ritmi più che con il lavoro sui suoni, ma così il risultato è un costante effetto da coda mattiniera di un rave, con l’ascoltatore imbambolato a centro pista, perso nell’annacquamento di queste tracce lunghe tutte fra i sei e i nove minuti (a parte l’intro iniziale John Doe’s Carnival Of Error). L’eccessiva stratificazione, peraltro, porta brani come Rhesus Negative a rendere quasi irriconoscibile ogni singolo elemento, in un guazzabuglio che diventa dunque ripetitivo oltre ogni limite.
Ancora una volta, così, pare persino inutile specificare come i droni dei Fuck Buttons abbiano ben altra sostanza e ispirazione, così com’è difficile immaginare che il progetto Blanck Mass possa riuscire – continuando di questo passo – a essere qualcosa in più di un side project in cui riversare sperimentazioni varie ed eventuali.
(2017, Sacred Bones)
01 John Doe’s Carnival Of Error
02 Rhesus Negative
03 Please
04 The Rat
05 Silent Treatment
06 Minnesota / Eas Fors / Naked
07 Hive Mind
IN BREVE: 2/5