È il momento che attendevamo da quindici anni, ovvero da quando Calexico e Iron Wine cavalcarono assieme per l’ultima volta in un disco a sei mani (era il 2005 di “In The Reins”). Sono passati quindici anni. Anni difficili, “da bruciare”. Anni da cui cavarci, però, qualcosa perché la cenere, si sa, è fertilizzante imbattibile. Burns, Convertino e Beam scrivono otto canzoni di luce americana, di sapore Nashville (il disco è registrato ai Sound Emporium, sala con alle spalle quarant’anni di musica). Otto brani che non cambieranno il mondo ma almeno un giorno della vostra vita assolutamente sì.
Prendi Follow The Water con quella delicatezza al canto di Joey oppure BitterSuite che prima s’alza onirica, quindi sbuca dal deserto con l’andamento sbilenco di un serpente a sonagli. Cori, ritmo, alcol, miraggi in una canzone che parte allucinata come un morso di peyote ma che poi, dal minuto cinque, torna a tirare il fiato con la dolcezza di chitarre, fisarmoniche e fichi d’India. “Niente era abbastanza”, dice Joey con la filastrocca che finisce per addentrarsi in territori visionari.
È la voce di Sam invece a condurre tra le vette di Father Mountain, in quello che è un pezzo d’amore verso l’infinito dei picchi che pungono il cielo. Un morbido folk di frontiera che asciuga una lacrima di amarezza e offre un appiglio di nostalgia. Salti, discese, “Years To Burn” è un album di colori e schiarite. “La vita è dura. Eccezionale. Schifosamente spaventosa. Ma può sollevarti se la lasci andare” – lo ha detto Sam Beam in una recente intervista. “Let it”, lasciarla, farla scorrere. Come un mucchio di trombe che rotolano da una collina.
(2019, Sub Pop / City Slang)
01 What Heaven’s Left
02 Midnight Sun
03 Father Mountain
04 Outside El Paso
05 Follow The Water
06 The Bitter Suite (Pájaro / Evil Eye / Tennessee Train)
07 Years To Burn
08 In Your Own Time
IN BREVE: 4/5