Si potrebbero avvicinare stilisticamente ai Karate, ai Sonic Youth, ai Jaga Jazzist o alle schizofreniche evoluzioni dei Fugazi, ma sostanzialmente il sound della formazione tira dritto in una personalissima circumnavigazione elettrica che riproduce in tutto e per tutto una immensa pulsione a “rumoreggiare” e nutrire di convulsioni lo spirito dell’ascoltatore.
Disco da decantare per alcuni giri prima di assaporarlo in tutta la sua struttura, ma poi l’attesa si scioglie in un perfetto marasma sensoriale e nel momento in cui scattano le ire del basso elefantino di Cactus 173, l’epilessia cromatica di Malabar, quel filino di grunge inaspettato in Barracuda o la psichedelica volante emanata da Bird Color Inside, tutto si gonfia, tutto respira l’afflato sintomatico di grandeur.
(2016, Climat / Syncope)
01 Surpiqûre orange
02 Cactus 173
03 Malabar
04 Clmt seg. 7
05 Correspondance anonyme
06 Pièces détachées
07 Barracuda
08 Promis, demain j’arrête
09 Clmt seg. 5
10 Bird Color Inside
IN BREVE: 3/5