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Clutch – Earth Rocker

Il perché i Clutch diano la merda al 98% dell’universo Roccherrolle planetario non è da rintracciarsi esclusivamente nella superlativa barba di Neil Fallon. Refrattari a qualsiasi moda mastica&sputa, noncuranti degli anni che passano e fanno cadere i capelli e slabbrare le panze, i quattro di Germantown, Maryland, hanno fatto dell’ortodossia un principio vitale senza mai ridursi a macchiette di se stessi. Che poi la loro è un’ortodossia in senso lato, visto che, partito da uno sludge-core venato di funky e trasformatosi poi in grasso hard-stoner, lo stile ha virato verso un rock bluesato più morbido ma non meno avvincente in tempi recenti. I Clutch hanno affrontato diverse mutazioni mantenendo un’integrità morale e formale che i fighetti che strimpellano e starnazzano oggi, più bravi ad apparire senza saper fare neanche la O con il bicchiere, non possono neanche immaginarsi.

Si sente a chilometri di distanza che i Clutch non prendono per il culo quando Fallon declama “I am an Earth rocker / everybody hear me now? / I am an Earth rocker / everybody get the message?” nella furente title-track d’apertura. Si capisce subito che quella è una proclamazione di intenti bella e buona, o forse un accorato sos spedito dallo spazio delle chitarre a un mondo sempre più patetico e finto e sintetico. Insomma, Earth Rocker mantiene le premesse: è un album di assoluto rock terrestre al 101%, la prova più adrenalinica e furiosa di sempre dei Clutch, che si riprendono l’indole metallara di Blast Tyrant e se la ricuciono addosso, sfoggiandola come una sontuosa livrea.

Impressiona sentire questi quattro quarantenni scapicollarsi come dei ragazzacci nel pieno del vigore in Unto The Breach e Crucial Velocity, questa con un ritornello da vero inno rock tra i migliori mai partoriti da Fallon. Il riffing fiammeggiante e spigoloso di Tim Sult richiama Led Zeppelin e Black Sabbath e s’incastra miracolosamente al drumming convulso di Jean-Paul Gaster, qui davvero eccezionale.

La tracklist non soffre cedimenti di alcun tipo, anche in fondo, di norma zona più sensibile ai riempitivi. Oltre al mozzafiato uno-due iniziale (Earth RockerCrucial Velocity), sono però altri i preziosi gioielli di questa convincente prova: DC Sound Attack, figlio bastardo di Allman Brothers e Canned Heat, e Gone Cold, col vento che vortica nel Grand Canyon mentre in sottofondo echeggiano gli scintillanti rintocchi lisergici di Planet Caravan.

Al decimo album, i Clutch sbancano per l’ennesima volta e, se di loro non avete mai sentito parlare, vi conviene recuperare alla svelta prima che il Sacro Dio del Roccherrolle se ne accorga e riversi su di voi la sua ira cacciandovi a calci in culo in Paradiso, dove ci si annoia come in nessun altro posto e si mandano in diffusione ambientale per l’eternità gli stonati canti delle perpetue, oltre a un’accurata selezione della peggiore e becera musica leggera italiana.

(2013, Weathermaker Music)

01 Earth Rocker
02 Crucial Velocity
03 Mr Freedom
04 DC Sound Attack
05 Unto The Breach
06 Gone Cold
07 The Face
08 Book, Sadle And Go
09 Cyborg Bette
10 Oh, Isabella
11 The Wolf Man Kindly Requests…

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