Così ha fatto Courtney con questo Sometimes I Sit And Think, And Sometimes I Just Sit che diventa un po’ il simbolo dei neo slacker: fannulloni per alcuni, strampalati per altri. Interessanti, al contempo, per chi riesce a cogliere l’ironia trasversale che sta dietro storie apparentemente senza alcuna rilevanza.
La Barnett non prova neanche per un secondo a nascondere i propri punti di riferimento: c’è tanto rock alternativo di marca nineties coi Nirvana in primissimo piano (il singolo Pedestrian At Best), c’è la PJ Harvey più grezza (Nobody Really Cares If You Don’t Go To The Party), c’è l’esempio di cantautrici come Patti Smith (Kim’s Caravan), così come l’approccio à la Pavement e l’indolenza del Beck prima maniera (An Illustration Of Loneliness, Dead Fox). Nomi di non poco conto che l’aussie-girl fa propri adattandoli alla quotidianità di una Melbourne che non dev’essere esattamente come Las Vegas in quanto a diversivi.
In mezzo a tanto fare scanzonato e attitudine collegiale, Courtney trova anche il tempo di impegnarsi in ballad che tirano fuori il suo lato più intimo: Small Poppies, la delicatissima Depreston (che gioca con la crasi fra “depression” e “Preston”, sobborgo di Melbourne) e la conclusiva Boxing Day Blues, forti di giochi di parole più taglienti di quando nel resto dell’album le chitarre vengono spinte al massimo.
Goliardica senza per questo apparire demenziale, Courtney Barnett col suo ozioso sarcasmo non fa altro che fregarsene altamente di cosa il dito le indichi ogni santissimo giorno: a lei basta fermarsi lì e analizzarlo, quel dito, per avere un quadro più che chiaro di ciò che la circonda.
(2015, Mom + Pop / Marathon Artists / Milk!)
01 Elevator Operator
02 Pedestrian At Best
03 An Illustration Of Loneliness (Sleepless In NY)
04 Small Poppies
05 Depreston
06 Aqua Profunda!
07 Dead Fox
08 Nobody Really Cares If You Don’t Go To The Party
09 Debbie Downer
10 Kim’s Caravan
11 Boxing Day Blues
IN BREVE: 4/5