Cydel Young, oltre a essere presente e realizzatore di buona parte nell’album “Kanye West Presents: Good Music Cruel Summer” (2012), è stato il braccio destro di West nell’ormai leggendario “My Beautiful Dark Twisted Fantasy” (2010), arrivando ad avere crediti in ben nove tracce su dieci di “Yeezus” (2013). Ciò che viene da chiedersi è quindi il perché di tutta questa reticenza da parte di West. La reazione di CyHi è stata quindi quella di lasciare la GOOD Music (Def Jam), per passare a Sony e rilasciare l’agognato album di debutto. Non prima di “dissare” Kanye con il brano “Elephant In The Room” (“Hey Ye, do you know what it feel like / To really be signed to you in real life? / Have you ever wrote a song / And you know you about to say something wrong but you still right?”).
No Dope On Sundays è un concept, come siamo stati abituati con i due mixtape della serie “Black Hystori Project” (2014) e “Black Hystori Project 2: N.A.A.C.P.” (2015) in cui a fare da perno c’erano il suo afrocentrismo e l’infanzia vissuta in una famiglia fortemente pro-black. Nu Africa possiede lo stesso sentimento, mentre Cydel immagina di riportare tutta la comunità afroamericana alle origini nella terra della libertà (“Nu Africa, since America can’t stand to see us / Let’s show ‘em why you never bite the hand that feeds you”).
“No Dope On Sundays” è anche religione. La difficoltà nel trovare un equilibrio tra la vita di strada in Georgia e quella in famiglia, le domeniche passate in chiesa (“Any other day than Sunday I can get you what you need”, dal brano omonimo). Sia l’intro Amen che No Dope On Sundays vengono aperte dal sermone di un pastore, oltre che da organi e piani che si ripetono più volte in tutto l’album ed ancora a richiamare il coro gospel di BJ The Chicago Kids in 80’s Baby.
CyHi affronta questi temi facendosi aiutare da chi secondo lui rappresenta al meglio un determinato feeling. Per trattare della vita da spacciatore, affiliazione di amici e familiari tra Bloods e Crips, chi non meglio di ScHoolboy Q in Moving Around (“You don’t know how it feel when your cousin a Blood / And you can’t call him cousin ‘cause bousin a G”). 2 Chainz invece per la base trap-based di Trick Me. In Dat Side è Kanye West il vero protagonista, con la sua rinomata strafottenza, la sua paranoia per gli haters e una vita di vizi, tra i rinomati strip club di Atlanta e Lamborghini.
Sembra quindi ormai ovvio il perché sia sempre stato tenuto nascosto: CyHi the Prynce oltre a essere (stato) senza troppi segreti il ghostwriter di West, si dice sia anche uno dei personaggi da lui più temuto per il suo flow innato e le sue capacità da freestyler, che negli ultimi anni hanno trovato pochi rivali. Da questo punto di vista rimane (quasi) imbattibile.
Al contrario di altri cui mancano queste doti tecniche, CyHi necessita di ancora un po’ di tempo per riuscire a combinare questa sua potenza con l’altra grande questione, ossia realizzare un prodotto che duri e sia ricordato il più a lungo possibile, e questo ancora una volta non è da tutti. Che forse Kanye West non lo avesse ritenuto ancora pronto?
(2017, Sony)
01 Amen (Intro)
02 No Dope On Sundays (feat. Pusha T)
03 Get Yo Money
04 Movin’ Around (feat. ScHoolboy Q)
05 Trick Me (feat. 2 Chainz)
06 Murda (feat. Estelle)
07 Don’t Know Why (feat. Jagged Edge)
08 God Bless Your Heart
09 Dat Side (feat. Kanye West)
10 Looking For Love
11 Nu Africa (feat. Ernestine Johnson)
12 Free
13 80’s Baby (feat. BJ the Chicago Kid)
14 Closer
15 I’m Fine (feat. Travis Scott)
IN BREVE: 3,5/5