E la provenienza da Detroit non sembra essere affatto un caso, città degli Stati Uniti che maggiormente ha risentito della crisi economica, finita dritta nella classifica delle più povere e decadenti del Paese, patria della Motown Records e culla della techno così come dell’hardcore punk, genere che ha influenzato non poco le rime di Brown.
Il nuovo album Atrocity Exhibition si apre con Downward Spiral, che fa l’occhiolino al secondo album dei Nine Inch Nails nonché a una traccia contenuto in “XXX” che in un verso recita “It’s the downward spiral got me suicidal”: allo stesso modo, anche in questo brano si rivivono paranoie e manie suicide, che lo stesso Danny Brown non ha mai tenuto nascoste (”I’m sweating like I’m in a rave / Been in this room for three days / Think I’m hearing voices paranoid and I think I’m seeing ghostes”).
In Really Doe si ricongiungono una serie di artisti che hanno collaborato più volte tra loro: Ab-Soul e Kendrick Lamar a rappresentare la TDE e Earl Sweatshirt a rappresentare la ormai ex Odd Future. Se Danny Brown fa la sua parte con poca brillantezza, il verso migliore è invece opera del ventiduenne Earl, giovane la cui bravura è stata fin troppo spesso offuscata dall’irriverenza del leader Tyler The Creator.
Golddust è il pezzo cruciale dell’album, in cui Brown ammette con le sue rime come una vita vissuta fra eccessi di ogni tipo di droga, sesso e rap frutti solo una profonda depressione. Il parallelismo con Ian Curtis risulta spontaneo, tanto per il sample della canzone quanto per il titolo stesso dell’album che richiama i Joy Division. Sempre di droghe si tratta in Get Hi, con ospite B-Real dei Cypress Hill. Infine Dance In The Water, che si avvicina di più allo stile da “club banger” che l’ha reso famoso.
Nell’album Brown segue maggiormente le orme di “XXX”, sperimenta suoni più grezzi, volutamente cacofonici, post punk e psichedelici, al contrario del precedente “OLD” che seguiva la corrente EDM in voga in quel momento. Con l’aiuto di Paul White e Black Milk, storici collaboratori, il rapper è risorto riuscendo a uscire incolume da un contesto che regala maggior popolarità in termini di classifiche ma che allo stesso tempo può ancorare una carriera a facili canzoni da clubbing.
(2016, Warp)
01 Downward Spiral
02 Tell Me What I Don’t Know
03 Rolling Stone (feat. Petite Noir)
04 Really Doe (feat. Kendrick Lamar, Ab-Soul & Earl Sweatshirt)
05 Lost
06 Ain’t It Funny
07 Golddust
08 White Lines
09 Pneumonia
10 Dance In The Water
11 From The Ground (feat. Kelela)
12 When It Rain
13 Today
14 Get Hi (feat. B-Real)
15 Hell For It
IN BREVE: 4/5