Pronti via è il sound vichingo di Barbarian, pezzo di apertura e primo singolo dal riff spigoloso e con un guitar solo maleducato come pochi. A detta di Justin è una vera e propria ode alle conquiste militari del vichingo Ivar the Boneless.
Dopo ci si aspetterebbe il classico disco in perfetto stile Darkness, tutto chitarre agguerrite e falsetto. E invece no. Open Fire lascia tutti di stucco: sarà davvero Justin alla voce o per l’occasione è stato ingaggiato Ian Atsbury? Sveliamo l’arcano: è Justin. Tralasciando l’esecuzione vocale, nella quale fa notizia il quasi totale inutilizzo del falsetto, la struttura del pezzo non può che riportare alla mente palesi influenze di quella band capitanata dal (presunto?) esecutore della stessa “Open Fire”, leader degli indimenticati The Cult. Ma è risaputo che i Darkness siano una band non-sobriamente eclettica, musicalmente discernendo e non.
Tesi alacramente confermata da Roaring Waters e Mighty Wings. Nella prima spicca un brillante intro à la Motley Crue, con accenni ad armonie zeppeliniane nella strofa conditi da azzeccatissimi inserti di mandolino e l’alternarsi di un cambio di tempo nello special che lascia di stucco. Con la seconda i nostri perdono proprio il senno: inaspettato sound che più heavy non si può, a metà tra il prog ed il trash-metal, ma che riesce ad “ammorbidirsi” a lungo andare implodendo in un ritornello degno dei migliori Freddy Mercury e soci.
Con Mudslide la band si guarda allo specchio e seguendo la vecchia via maestra ritorna in sé: pezzo solido sulle orme dei Led Zeppelin, smodato uso del falsetto ed un arrangiamento impeccabile che fa scuola dell’hard-rock. Hammer & Tongs è un chiaro esperimento stonesiano, ma come ogni rockband che si rispetti i Darkness hanno nella loro storia dato vita ad alcune ballad degne di nota, “Love Is Only A Feeling” su tutte. In “Last Of Our Kind” ne abbiamo tre: la più che risparmiabile Wheels Of The Machine, il folk-rock andante di Sarah O’Sarah e la malinconica Conquerors, la migliore delle tre.
Ritorno sulla scena riuscito? Questo lo diranno i dati sulle vendite. La qualità della produzione è indubbia e l’intenzione della band di cercare un suono “diverso”, percorrendo direzioni alternative ma comunque coerenti alla loro natura di hard-rockband per antonomasia, va di certo apprezzata. Una cosa è quasi certa: i Darkness sono davvero i last of their kind.
(2015, Canary Dwarf / Kobalt)
01 Barbarian
02 Open Fire
03 Last Of Our Kind
04 Roaring Waters
05 Wheels Of The Machine
06 Mighty Wings
07 Mudslide
08 Sarah O’Sarah
09 Hammer & Tongs
10 Conquerors
IN BREVE: 3/5