Non amava la celebrità fine a se stessa, e di conseguenza fino agli ultimi giorni della sua vita ha cercato qualcosa che fosse d’ispirazione per chi la ascoltasse. Queste tre canzoni (quattro, se includiamo Lazarus, qui presente nella versione che già conosciamo) sono state registrate da Bowie con la stessa straordinaria band responsabile di “Blackstar”, il Donny McCaslin Group, ma destinate al musical con Michael C. Hall (noto ai più per “Dexter”) e Cristin Milioti (“Fargo”, “I Soprano”, “How I Met Your Mother”).
Rispetto a Blackstar, No Plan, Killing Time e When I Met You sono meno estreme, più affini alle atmosfere del precedente “The Next Day” (seppur fortemente influenzate dalle pennellate inserite qua e là da Donny McCaslin e soci) e, come “Blackstar”, offrono numerosi spunti di analisi testuale rispetto alla consapevolezza dell’artista di essere alla fine, ma ancora mentalmente in una forma devastante, una forma che non era così straordinaria dai tempi dell’eccellente “1. Outside”.
L’isterico incedere industrial di Killing Time e l’idiosincratico rock di When I Met You sono due ottime aggiunte all’addio finale, ma è la title track a brillare veramente. Malinconica, evocativa, ambigua: è l’uomo che cadde sulla Terra a parlare? È Major Tom? O forse è David Robert Jones, privo di ogni maschera, a parlare, finalmente, conscio che mai come in questo caso la sincerità potrebbe essere più ambigua di ogni maschera? Non lo sapremo probabilmente mai. Buon settantesimo compleanno, Mr. Starman.
“Here
There’s no music here
I’m lost in streams of sound
Here am I nowhere now?
No Plan”
(2017, Columbia / Sony)
01 Lazarus
02 No Plan
03 Killing A Little Time
04 When I Met You
IN BREVE: 4/5