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DEADLETTER – Hysterical Strength

In fin dei conti basta poco per provare a differenziarsi dalla massa e riuscire così a personalizzare la propria musica. Nel caso specifico degli inglesi DEADLETTER la massa di cui parliamo è quella che, ormai all’ordine del giorno, finisce in quel mare magnum che è diventato il post punk (o presunto tale, visto il modo compulsivo in cui l’etichetta viene appiccicata ovunque); mentre la personalizzazione che gli serviva è senza ombra di dubbio il massiccio utilizzo del sax, che regala a Hysterical Strength, il loro esordio sulla lunga distanza, quel quid in più che altrove manca, cambiando le carte in tavola di una proposta che altrimenti si sarebbe persa in mezzo a decine di altre uscite oggettivamente sovrapponibili per ispirazione.

Ed è quindi solo del sax di Poppy Richler che dobbiamo parlare in relazione a questo disco? Certo che no, ma è giusto partire da lì: il lavoro di Richler ai fiati caratterizza in modo decisivo pezzi come Mother, che trae linfa − perdonateci, stiamo per scriverlo davvero − dal mastodontico “Blackstar” di David Bowie col suo incedere jazzato (che è una costante di pressoché l’intero album), oppure It Flies, che sembra un po’ come se alla voce dei Devo fosse casualmente finito Alex Kapranos dei Franz Ferdinand (e invece ci sono le innegabili doti espressive di Zac Lawrence). Ecco, la band scozzese ritorna spesso nel corso degli oltre trequarti d’ora di “Hysterical Strength”, non è ben chiaro quanto questa sia una reference voluta e cercata dai DEADLETTER ma succede, ad esempio in Relieved col suo groove direttamente riconducibile a quel tipo di indie rock.

Il ritmo su cui viaggiano i dodici brani della tracklist è sempre dannatamente sostenuto, a prescindere dalle soluzioni sonore che gli inglesi mettono in campo passaggio dopo passaggio, a prescindere che l’atmosfera si faccia più scura e claustrofobica come nel caso di Deus Ex Machina o più scanzonata come nella title track, dove viene fuori una strana alchimia brit in quota The Libertines/Babyshambles (ché sempre di Pete Doherty si tratta). Disco imbottito da cima a fondo di una ferocia comunicativa non così comune, “Hysterical Strength” si evolve in continuazione da una traccia all’altra e all’interno delle tracce stesse, lasciando intravedere una miriade di possibili strade da seguire e approfondire. Non esattamente poca cosa per una band all’esordio.

2024 | So Recordings

IN BREVE: 3,5/5

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