In non pochi declineranno l’invito a sedersi nuovamente alla loro tavola, altri, forse altrettanto numerosi, si accomoderanno con una voglia matta di assaporare ognuna delle portate in menu. Destino di chi inizia nel fare una cosa e finisce per fare altro. Ma attenzione, non si accusi i Dredg di non averci avvisato. Quando quattro anni fa uscivano con “Catch Without Arms” sapevamo benissimo che qualcosa, qualche – irreversibile? – mutazione era in corso e che i quattro californiani stavano meditando il piatto della discordia. The Pariah, The Parrot, The Delusion è proprio questo, la pietanza di cui non tutti i clienti assidui saranno disposti ad assaggiarne un po’. Se la vena pop del predecessore si trovava in un perfetto amalgama che abbracciava ancora le sfumature alternative degli esordi, forgiando un art-pop meno impegnativo del capolavoro supremo “El Cielo” ma di sicuro valore artistico, adesso i Dredg hanno scremato e setacciato gli ingredienti, sbilanciandosi di parecchio verso un sound più, diciamo mainstream, anche se il termine va preso abbastanza con le molle. Perché sì, confessiamocelo e non a voce bassa, se uscissero più album nei canali di massa come questo il mondo sarebbe un posto migliore, ve lo assicuriamo. La qualità e la cifra artistica dei Dredg, anche al cospetto di un album meno elaborato (almeno in apparenza) non viene affatto messa in discussione. Nel complesso “The Pariah, The Parrot, The Delusion” si rende coinvolgente, complice un attento lavoro di arrangiamento ed un Gavin Hayes in evidente maturazione vocale, visto che gli strascichi dello stile di Maynard James Keenan che si portava appresso da un pezzo sono stati abbandonati per strada, in favore di un approccio molto più personale. Semplificate le articolazioni, ricusata ogni forma di energica furia metallizzata (eccezion fatta per l’incipit di Saviour che giunge invero alquanto inatteso), i Dredg colpiscono di fioretto con canzoni dai refrain suadenti (Pariah, Gathering Plebbes, I Don’t Know – scusate il parallelo, ma in questi due ultimi solchi i Maroon 5 non sono poi così macroscopicamente distanti), addolcendosi talmente tanto che giungono ad instaurare parentele nemmeno tanto lontane coi Coldplay (il singolo Information) o mescolando giri southern ai loro proverbiali stacchi arpeggiati (Lightswitch) ma mantenendo sempre il trademark malinconico che ce li ha fatti amare (Quotes è un piccolo capolavoro che su “El Cielo” non avrebbe stonato affatto). Groove e profondità nella sezione ritmica, con una vena rhythm ‘n’ blues che scorre lieve, la chitarra di Mark Engels è scevra di certe elaborazioni che hanno reso il sound dei nostri una leccornia per gli amanti del rock più impegnato. Come avvenne in “El Cielo” una filigrana di intermezzi rilega le canzoni in scaletta conferendo all’opera un respiro più ampio (Long Days And Vague Close vira verso l’avant-prog dei Thinking Plague). Pur non potendo far a meno di constatare come i Dredg rimangano una formazione di classe, dotata di gusto estetico e molto attenta ai contenuti emozionali da veicolare, oltre che possessori di una personalità inscalfibile, “The Pariah, The Parrot, The Delusion” è un disco che però rischia di non superare indenne la prova del tempo, come invece hanno fatto con abilità i lavori che lo hanno preceduto. Dopo una serie di ascolti ripetuti ed attenti la mancanza di forme mutanti e di imprevedibilità che ancora oggi colpisce dei vecchi Dredg si trasforma in un’arma che si rivolge contro il nuovo materiale. Inappuntabile sotto molti punti di vista e con flessioni quasi irrisorie (Ireland) il quarto full-length di Gavin Hayes e soci è lo spartiacque definitivo, quello che sgombra il campo da ogni eventuale dubbio: i Dredg hanno fatto la muta, ora o si prende o si lascia. Noi per il momento ne prendiamo e ne godiamo, pur tenendoci stretto il beneficio del dubbio su un futuro che potrebbe essere facilmente prevedibile.
(2009, Ohlone)
01 Pariah
02 Drunk Slide
03 Ireland
04 Stamp Of Origin: Pessimistic
05 Lightswitch
06 Gathering Plebbes
07 Information
08 Stamp Of Origin: Ocean Meets Bay
09 Saviour
10 R U O K ?
11 I Don’t Know
12 Mourning This Morning
13 Stamp Of Origin: Take A Look Around
14 Long Days And Vague Clues
15 Cartoon Showroom
16 Quotes
17 Down To The Cellar
18 Stamp Of Origin: Horizon
A cura di Marco Giarratana