Sono dinamiche parecchio strane quelle che portano un artista alla stesura della tracklist di un proprio album, che lo spingono a scegliere fra un mucchio di incisioni quella manciata di pezzi che andranno a comporre la sua nuova creatura. Dinamiche probabilmente incomprensibili per noi comuni mortali, se è vero che – nella stragrande maggioranza dei casi – non riusciamo a comprenderne il significato logico. E non fanno eccezione Amanda Palmer e Brian Viglione, il duo che appena un paio d’anni fa aveva dato alle stampe un ottimo lavoro come “Yes, Virginia…” e che adesso pubblica il fratellino gemello No, Virginia…. In teoria un album fatto di brani riciclati, b-side e pezzi inizialmente scartati non dovrebbe avere lo stesso impatto del lavoro “principale”. In teoria, appunto. Perché in pratica, invece, la terza uscita a nome Dresden Dolls, pur presentata come ideale “lato B” dell’album del 2006 (a cominciare dal titolo che sa tanto di episodio secondario), stupisce già ad un primo ascolto per l’uniformità di fondo e per il livello qualitativo altissimo delle canzoni in esso contenute. Molto più del suo – quasi omonimo – predecessore. Perché ci si accorge subito che le tracce salvate dalla morsa del tritarifiuti nel 2006 meritavano palcoscenici migliori: vedi la dolcissima Lonesome Organist Rapes Page-Turner, vecchia composizione della Palmer riarrangiata e pubblicata come b-side della versione giapponese di “Yes, Virginia…”, e solo adesso recuperata ed innalzata al rango di “inedito”, con quel piano folle e saltellante che ti rincretinisce all’istante facendone probabilmente l’episodio più incisivo dell’album. Vedi The Gardener (stupenda la storiella raccontata), The Kill e la conclusiva Boston (ballata affidata quasi esclusivamente ad Amanda ed al suo pianoforte), brani coscientemente ed inspiegabilmente messi da parte nel 2006 nonostante fossero già belli e pronti. E poi lavori già accennati in passato ma ripresi solo in occasione della pubblicazione di “No, Virginia…”: l’opener Dear Jenny con quel suo ritornello martellante, il singolo pop Night Reconnaissance, The Mouse And The Model, la favola amara di Sorry Bunch , Ultima Esperanza e The Sheep Song. Per non parlare dell’immancabile cover, sempre presente in questo genere di album: questa volta tocca a Pretty In Pink, brano degli Psychedelic Furs datato 1981, rivisitato egregiamente dai Dresden Dolls, a segnare il legame della band americana con certa new wave anni ’80. A livello compositivo, poi, appare evidente ed oltremodo comprensibile la supremazia di Amanda ai danni di un Brian messo sensibilmente da parte. E’ lei la mattatrice di “No, Virginia…”, percuote i tasti del suo piano a ritmi forsennati, urla, ammicca sussurrando, e mette in scena uno spettacolo nello spettacolo, in perfetta sintonia col manifesto di quel punk cabaret di cui i Dresden Dolls sono alfieri. Che sia solo un piccolo assaggio dell’esordio solista della Palmer di prossima uscita?
(2008, Roadrunner Records)
01 Dear Jenny
02 Night Reconnaissance
03 The Mouse And The Model
04 Ultima Esperanza
05 The Gardener
06 Lonesome Organist Rapes Page-Turner
07 Sorry Bunch
08 Pretty In Pink
09 The Kill
10 The Sheep Song
11 Boston
A cura di Emanuele Brunetto