Ventisei anni dopo i Guns N’ Roses sono tornati in pista, il rock, il loro rock, è anacronistico ma riempie ancora mastodontiche arene, mentre McKagan s’è rifatto sotto con un altro lavoro firmato in solitario, che inevitabilmente è testimonianza di un uomo – prima che di un artista – molto distante dal se stesso di oltre un quarto di secolo prima. Tenderness lo dice chiaro e tondo che quello di cui oggi ha bisogno Duff – e a suo avviso il mondo intero – è la tenerezza, la ripresa dei sentimenti, il dare importanza alle parole.
E non è un caso che in questa sua nuova scorribanda solista il musicista di Seattle abbia messo da parte l’irruenza punk che da sempre ne contraddistingue lo stile per attestarsi, invece, su territori più soffici. Così è, ad esempio, per quella dolce ballata che è la title track che inaugura il disco, un po’ la cifra di questo McKagan maturo, ormai padre, imprenditore di se stesso, amante della musica in senso stretto più che del suo abbagliante contorno.
È questo il leitmotiv di “Tenderness”, la riconquista di una dimensione di vita positiva, dalle stonesiane Chip Away e Cold Outside col loro blues luminoso al distaccato ma necessario ricordo delle dipendenze in Falling Down, dal folk condito d’archi di Last September (che tratta da vicino le tematiche del movimento #MeToo) all’omaggio all’amico scomparso Chris Cornell in Feel (impreziosita da un convincente coro gospel). “Tenderness” aggiunge poco alla parabola di McKagan, ma è una buona pagina del suo diario, piacevole e decisamente genuina.
(2019, Universal)
01 Tenderness
02 It’s Not Too Late
03 Wasted Heart
04 Falling Down
05 Last September
06 Chip Away
07 Cold Outside
08 Feel
09 Breaking Rocks
10 Parkland
11 Don’t Look Behind You
IN BREVE: 3/5