Heavy Love è una meditazione nel deserto che parte dal blues ma se ne affranca parzialmente toccando distese lisergiche prossime allo psych-folk. Tutto è in perfetto equilibrio in brani dal telaio minimale in cui le intime melodie vocali di Garwood sono sorrette da texture semplici di chitarra elettrica e da un drumming sempre garbato, mai eccessivo.
Sembra che la collaborazione con Lanegan abbia lasciato tracce profonde e a quattro anni dall’ottimo “Dreamboatsafari” ci ritroviamo un Garwood che ricorda spesso l’ex Screaming Trees: nella solennità della title-track (in cui è ospite Jehnny Beth delle Savages), nella romantica sospensione a mezz’aria di Burning Seas, nel voodoo di Snake Man. Ma sono solo suggestioni, perché Garwood si mantiene riconoscibile per tutto il tragitto, riservando gran bei colpi con Disco Lights, col gospel notturno di Honey In The Ear, con la freschezza di Suppertime In Hell.
Dallo stile più accessibile e diretto che in passato, il polistrumentista inglese trova una forma compositiva mai banale che guarda agli anni Sessanta e Settanta senza suonare per questo vetusta. Elegante e a tratti impalpabile, “Heavy Love” si dissolve verso l’orizzonte, accompagnato dalla corrente mistica della conclusiva Hawaiian Death Song.
(2015, PIAS / Heavenly)
01 Sometimes
02 Heavy Love
03 Burning Seas
04 Disco Lights
05 Sweet Wine
06 Snake Man
07 Suppertime In Hell
08 Honey In The Ear
09 Roses
10 Hawaiian Death Song
IN BREVE: 4/5