Full Upon Her Burning Lips è il nono sigillo della band di base a Seattle, un album cui oltre al deus ex machina Carlson ha messo mano la sola fidata Adrienne Davis, che con le sue ritmiche cauterizza le ferite inferte dai riff di Carlson. Il deserto sonoro tratteggiato dalla sua chitarra è arido e monocromatico come pochi altri, e se Cats On The Briar tira fuori dalla sabbia suggestioni psichedeliche, tocca invece a Descending Belladonna e soprattutto a The Colour Of Poison rendere chiara l’intenzione degli Earth del 2019: tagliare il superfluo, sfoltire il più possibile.
Nient’altro che una secca sei corde, un basso appena accennato e una batteria cadenzata percorrono le dieci tracce del disco, in un annacquatissimo e lungo moto circolare che spesso regala un effetto déjà vu, tanto al suo interno quanto allargandosi all’intera discografia degli Earth. Ma il percorso interamente strumentale degli Earth è netto e affatto privo di dinamismo, ci portano tra i canyon del Mojave e ci dissetano con beveroni a base di blues marcissimo e derive acide che rendono continuamente nuovo un paesaggio formalmente parecchio ripetitivo.
Come in ogni capitolo della loro saga, anche in “Full Upon Her Bruning Lips” è proprio il minutaggio a risultare l’aspetto più ostico con cui vedersela per arrivare sani e salvi fino a conclusione, con gli oltre dodici minuti dell’iniziale Datura’s Crimson Veils e gli oltre undici del giro di boa She Rides An Air Of Malevolence a mettere in chiaro il concetto cardine di casa Carlson: bisogna stare lì ad ascoltarla la sua chitarra, senza mettergli fretta, senza affrettarne le chiusure, occorre seguirla e perdersi nei suoi giri ossessivi per riuscire ad apprezzarla.
(2019, Sargent House)
01 Datura’s Crimson Veils
02 Exaltation Of Larks
03 Cats On The Briar
04 The Colour Of Poison
05 Descending Belladonna
06 She Rides An Air Of Malevolence
07 Maidens Catafalque
08 An Unnatural Carousel
09 The Mandrake’s Hymn
10 A Wretched Country Of Dusk
IN BREVE: 3,5/5