Edda è un re. Stefano Rampoldi, in arte Edda, è un re. E alla soglia dei sessant’anni, con Illusion, lo ribadisce con la solita, regale – appunto – eleganza. Dalla sua rinascita, dal 2009 e da quell’inaspettatissimo “Semper Biot”, ciascuno dei suoi affacci al balcone del cantautorato italiano è stato non soltanto degno di menzione, ma anche ricambio d’aria per le stanze di un palazzo spesso abbandonato. Difficile stabilire quale episodio sia il migliore, nel caso del Nostro è forse più un fatto di disposizione personale, momento, attitudine. La sua parabola è talmente peculiare e distinguibile da poter risultare, in giorni lontani, sia respingente che esaltante.
“Non so se il sole mi protegge o è il cazzo che ho in mano”: le prime parole dell’album, a riprova dell’immediata riconoscibilità dell’autore. Mio capitano è il guizzo d’avvio di un’opera che entra sottopelle ascolto dopo ascolto, con la solita delicata inadeguatezza di un graffio quasi felino. Dalla successiva Alibaba fino a Signorina buonasera, l’umore compositivo si rassomiglia, le liriche sempre struggenti per affondare all’improvviso: poi arriva lo strano dittico Trema–Carlo Magno. Una dolce ninnananna elettrica seguita dal pezzo più agguerrito del lotto, col suo spirito (anch’esso rampoldiano) totalmente punk.
Non è stata ancora menzionata, ma naturalmente l’attenzione produttiva di Gianni Maroccolo trova qui pane per i suoi denti espressivi, contribuendo all’invidiabile coesione di un’uscita che nelle sue ultime battute non perde affatto smalto, chiudendosi sul basso sghembo della quasi aliena Brown. Per l’ennesima volta, Edda spiega alla musica italiana il concetto di identità. Artistica, sessuale, professionale. Naturalmente fluida, da sempre. E per sua stessa natura, dunque, eternamente inafferrabile.
(2022, Ala Bianca)
01 Mio capitano
02 Alibaba
03 La croce viva
04 L’ignoranza
05 Signorina buonasera
06 Trema
07 Carlo Magno
08 Gurudeva
09 Lia
10 Mirai
11 Brown
IN BREVE: 4/5