C’è un grosso fermento creativo alla base di questo The Hearts Is A Monster, che sfocia in 18 tracce per 62 minuti di musica (un po’ troppo). Senza ricusare le prerogative stilistiche che li hanno generati, i Failure ammodernano suoni e produzione, ma l’etimo Nineties si sente e come. Le chitarre sono meno noisy, ma il connotato space-rock è sempre lì nelle scie astrali di pinkflodiana memoria che attraversano il complesso paesaggio sonoro (l’avvolgente I Can See Houses, Mulholland Dr.).
Là dove a squarciare la scena sono le asperità degli Shudder To Think vengono fuori brani in cui la dissonanza è la sintassi del riffing (Hot Traveler, Atom City Queen), ma sfidiamo a non trovare l’eco degli Amplifier di “Octopus” in Counterfeit Sky (pezzo migliore dell’album) o gli A Perfect Circle in A.M. Amnesia. C’è spazio anche per qualche reminiscenza del passato con Fair Light Era e The Focus, che non avrebbero stonato in “Fantastic Planet”.
C’è un però. Togliendo i 6 intermezzi intitolati Segue (la numerazione parte da 4, i primi tre stavano in “Fantastic Planet”), un limite delle restanti 12 canzoni di “The Heart Is A Monster” è che nessuna riesce a far schizzare gli occhi dalle orbite, anche quando sono lì lì per farla grossa, i Failure non compiono mai il guizzo definitivo. Tutto s’incasella poco oltre una sufficienza che, dopo 19 anni di silenzio, ha il dolce suono del successo.
(2015, Xtra Mile)
01 Segue 4
02 Hot Traveler
03 A.M. Amnesia
04 Snow Angel
05 Atom City Queen
06 Segue 5
07 Counterfeit Sky
08 Petting The Carpet
09 Mulholland Dr.
10 Fair Light Era
11 Segue 6
12 Come Crashing
13 Segue 7
14 The Focus
15 Otherwhere
16 Segue 8
17 I Can See Houses
18 Segue 9
IN BREVE: 3/5