Ambizioso e sicuro di sé, anfitrione e confidente, Joshua Tillman nel corso della sua ormai decennale carriera sotto lo pseudonimo di Father John Misty non ha mai perso l’occasione per alzare sempre un po’ di più, ad ogni nuova uscita, l’asticella della sua personale ricerca. Ed è stato piuttosto chiaro, a partire dall’esordio “Fear Fun” (2012) e fino a “God’s Favorite Customer” (2018), come Tillman abbia scelto di evolversi da una dimensione di folk singer hippie a quella di crooner. Lo ha fatto con la sua musica ovviamente, visto l’inserimento sempre più frequente di soluzioni orchestrali e morbide, ma lo ha fatto anche con il proprio look, con la scelta dei colori e delle illustrazioni degli artwork dei suoi dischi. Insomma nulla di campato in aria, un progetto che Tillman pare aver ben chiaro in mente da sempre.
Chloë And The Next 20th Century, così, non fa altro che aggiungere un ulteriore tassello a questo percorso. Dicevamo degli artwork e, toh, guardatelo quello in bianco e nero di questo suo quinto lavoro in studio. Niente colori sgargianti e decorazioni psichedeliche come per “Fear Fun” e “I Love You, Honeybear” (2015), niente tonalità notturne di “Pure Comedy” (2017) e neanche quelle più calde di “God’s Favorite Customer”. Un semplice ed elegante bianco e nero che, come si confà a un progetto curato in ogni minimo dettaglio, ha come ovvio contraltare quella che è poi la natura delle undici tracce inserite nel disco.
I fiati che inaugurano Chloë, e quindi il disco, danno in questo senso un segnale chiaro, ma è un po’ in tutto l’album che trovano spazio venature jazzate come in Buddy’s Rendezvous, archi e piano teatrali come in Funny Girl, ritmi cadenzati che pescano molto al di là nel tempo e condiscono ad esempio (Everything But) Her Love e strabordanti richiami sixties, vedi Goodbye Mr. Blue, per la quale è davvero un esercizio da scuole elementari ritrovare richiami ad Harry Nilsson. È un amore che resiste a malapena quello di quest’ultima traccia, che fa il paio con quello di Kiss Me (I Loved You) che è già finito e l’altro di We Could Be Strangers che ha le ore contate, ma c’è un più generico fil rouge concettuale che ha portato qui Tillman a parlare di (varie sfaccettature di) amore piuttosto che darsi alle sue consuete elucubrazioni sociali. E anche ciò, unito alle atmosfere da anni ’30/’40 hollywoodiani, allo swing, al jazz e alle orchestrazioni (a proposito, dietro ci sono sempre Jonathan Wilson e Dave Cerminara), dipinge l’affresco di un Tillman diverso e in un certo senso inedito.
Le vere sorprese dell’intero album, invece, sono fondamentalmente due: la prima, ma solo perché (più) inattesa (del resto), è la bossa nova abbozzata di Olvidado (Otro Momento), inattesa sì ma perfettamente in linea col Father John Misty targato 2022; la seconda è invece sul finale, con le rasoiate elettriche che squarciano l’incedere noir di quella The Next 20th Century che insieme all’iniziale Chloë dà il titolo al disco, quasi sette minuti in cui un’ansia palpabile spezza i ritmi bassi del dialogo avvenuto fino a quel momento tra Tillman e l’ascoltatore.
Sullo stile unico e peculiare di Tillman c’è davvero poco da discutere, specie quando è applicato a un disco come questo “Chloë And The Next 20th Century” che per sua natura e composizione si attesta su un romanticismo decadente e antico, su suoni orchestrali e ovattati. Ma c’è anche poco da obiettare sul modo in cui spesso Tillman ha ecceduto − ma sempre con gusto e classe − all’interno dei suoi lavori. E questa volta, per la prima vera volta da quando Tillman ha “preso i voti”, pare che gli eccessi lo abbiano in parte tradito facendogli compiere un piccolo passo indietro piuttosto che uno ulteriore in avanti. Bello ma non bellissimo come ci aveva abituati, mettiamola così.
(2022, Sub Pop / Bella Union)
01 Chloë
02 Goodbye Mr. Blue
03 Kiss Me (I Loved You)
04 (Everything But) Her Love
05 Buddy’s Rendezvous
06 Q4
07 Olvidado (Otro Momento)
08 Funny Girl
09 Only A Fool
10 We Could Be Strangers
11 The Next 20th Century
IN BREVE: 3,5/5