Chi ha potuto ascoltarlo dal vivo si è reso conto che la pasta è quella dell’attaccante di razza – e infatti la Germania, in particolar modo Berlino, lo ha soffiato alla sua natia Milano per maggiore comunanza d’intenti. By The Deep Sea, senza perdersi in convenevoli, è quasi senza alcun dubbio la sua opera migliore sinora. Un disco maturo, perfetto per il soundtracking, ricco di gemme, ispiratissimo. Il pianoforte, va da sé, è lo strumento principe dell’album: sebbene We Were There registri immediatamente un’intensa presenza del violoncello (suonato da ILLAY).
Nessuna composizione supera i quattro minuti, i pezzi fluiscono con grande rigore e legano l’uno con l’altro benissimo, in una pozza che malinconicamente riflette un cielo notturno incerto, tra le stelle e la pioggia. Si prendano la title track e Your Lunar Way: due tracce ricce di pathos e accomunate da un delicato crescendo emotivo, che si struttura nella complessità crescente dell’arrangiamento. Se Boardwalk è il perfetto accompagnamento di un raffinato sci-fi, Minor Revolt e The Cradle chiudono con dolcezza il long play, confermando al minuto 40 l’impressione del minuto 2.
Come cantava qualcuno, magari non è a causa di un rigore che si giudica un giocatore. Ma se il rigore è decisivo per la stagione in corso, beh: si ammetta che un peso dovrà pur averlo. In attesa del prosieguo del match, Albanese questo penalty lo ha segnato. E non è il primo, e il vantaggio è buono, e la strada in discesa.
(2018, Neue Meister)
01 682 Steps
02 We Were There
03 Your Lunar Way
04 Slow Within
05 Mauer Blues
06 Untold
07 Boardwalk
08 The Room
09 Veiled
10 By The Deep Sea
11 Minor Revolt
12 The Cradle
IN BREVE: 3,5/5